Inter e Milan, il podio non può bastare: urge uno scatto senza guardare al passato

Il Napoli a +18: non si può infiocchettare un secondo posto con distacchi a due cifre e scambiarlo per la normalità. Sarebbe dannoso, per l’orgoglio e per i bilanci

Sul podio, ma c’è poco da festeggiare. L’Inter è seconda a 50 punti, il Milan può agganciarla se oggi batte la Salernitana. Tutti in alta quota, però l’aria non è il massimo. C’è piazzamento e piazzamento, soprattutto se il primo ha 18 punti in più.

Distacco

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In Serie A il Napoli ormai fa corsa a sé: per le milanesi non è il caso di stappare bollicine. Per ora Inter e Milan si accontentano di una presenza ancillare, sarebbero le damigelle d’onore. Ma quale onore, in fondo? Parliamo dei club che hanno conquistato gli ultimi due scudetti, ripartiti ad agosto con il dichiarato intento di aggiudicarsi la seconda stella, dopo avere interrotto la tirannia della Juventus dei nove titoli di fila. Già, la Juve. Interisti e milanisti possono ribattere: i bianconeri sono messi peggio, lottano per non sparire dalle mappe continentali. Vero, ma allo stesso tempo sarebbe la classica obiezione italiota “C’è ben altro”. Di solito è l’armamentario di chi prova a distogliere l’attenzione dai propri flop. Suona come quegli esponenti dei partiti sconfitti alle elezioni: “Guardate chi ha preso meno voti di noi. E rispetto alle consultazioni di un anno fa abbiamo contenuto le perdite”. Vabbé… Se ragionassero così, le big di Milano che seguono da distanze siderali gli uomini di Spalletti, rischierebbero di campare di ricordi e nostalgie dei bei tempi andati. Che in concreto risalgono a uno o due tornei fa. Il Napoli schiacciasassi merita applausi a scena aperta, però è bravo ad approfittare anche della manifesta inferiorità della concorrenza. Lo squadrone di Maradona ha vinto due titoli quando con le rivali giocavano Platini e Baggio nel 1986-87, Matthäus, Gullit e Van Basten nel 1989-90, giusto per limitarsi ai Palloni d’oro e non tirare in ballo Vialli, Mancini, Baresi, Maldini, Donadoni… Sono nomi che danno la dimensione dell’impresa di Diego e compagni. Dato al Napoli quel che è del Napoli, le milanesi devono subito scuotersi, non tanto e non solo per ridurre il gap dalla capolista a una decente misura, ma per non ricadere in nuovi rovesci, quasi mai frutto del caso.

Nerazzurri

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L’Inter con un certo compiacimento si autodefiniva pazza, lo cantava a squarciagola nell’inno. Dopo la drastica cura di Conte si è ammirata una squadra razionale, capace di sfruttare le proprie potenzialità e di vincere con pieno merito lo scudetto. Sotto la gestione di Inzaghi, lo scorso anno ha mandato il bis al Diavolo, ma pareva avere i numeri per tornare all’assalto del titolo. L’Inter che vince la Supercoppa, che batte l’imbattibile Napoli, che in Coppa soffia il pass al Barcellona e si impone, seppure a fatica, sul Porto, è la stessa che subisce otto sconfitte in campionato. Vi pare normale? La discontinuità è il più grande difetto di un gruppo che stenta a trovare assetti alternativi al 3-5-2, almeno per sparigliare le carte nelle situazioni critiche. Il finale sarà accettabile con il passaggio di turno in Champions e il quarto posto. Poi però si impongono profonde riflessioni per non rassegnarsi a vivacchiare di traguardi di routine.

Rossoneri

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I campioni d’Italia sono già approdati tra le prime otto in Europa. Il Milan che in anticipo ha abdicato in Italia ha comunque ritrovato sicurezza in difesa. L’innesto di Thiaw, anche se a scoppio ritardato, si rivela prezioso. Non c’è da stupirsi per il passaggio al G8 europeo con l’1-0 in casa e lo 0-0 a Londra: tutto ha una logica. Pioli ha risistemato le fondamenta, cioè la difesa che aveva smarrito l’autostima dopo le batoste con Sassuolo e Lazio. Ora ha bisogno di recuperare altri uomini per rilanciare la fase offensiva. Il Milan fa una fatica enorme a segnare, tutto è sulle spalle di Giroud, 36 anni. Ibra ne ha 41, c’è poco da aggiungere, Origi e De Ketelaere o si accendono o saranno una pesante zavorra. Maldini e Massara hanno piazzato bei colpi come Theo Hernandez, Leao e Maignan, ma i due attaccanti belgi sono a impatto zero, se non proprio due zavorre. Per il resto, non ci si può aspettare chissà quali picchi da Vranckx, Adli e Dest. Tanto vale pretendere, prima che sia troppo tardi, una risposta di carattere da Leao, in linea con le richieste per il rinnovo, altrimenti la chiusura di stagione sarà complicata.

Passato e presente

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Le annate storte, o così così, capitano anche nelle migliori famiglie, l’alternanza al potere è sana e affascinante. Però due società che hanno vinto in totale dieci Coppe dei Campioni e 38 scudetti hanno il dovere di puntare all’immediato riscatto. C’è chi, come il Milan, celebra i 60 anni dalla prima Coppa, chi i 60 dall’inizio del ciclo della Grande Inter. Tutto ok, il passato deve pesare, come insegna il Real Madrid, ma ora ci sono altre priorità. Infiocchettare un secondo posto con distacchi a due cifre e scambiarlo per la normalità risulta alla lunga dannoso, per l’orgoglio e per i bilanci. Non si può, men che meno a Milano.

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