Inter, crescita verticale: da Skriniar a Lautaro la nuova moda è segnare di testa

Anche senza Lukaku i nerazzurri di Inzaghi restano una squadra molto fisica. E i nuovi, da Correa a Dumfries, oltre ovviamente a Dzeko, aggiungono centimetri importanti

L’Inter cresce in verticale, come i grattacieli di Milano. Da qui si parte per provare a guardare tutti dall’alto in basso anche in questa stagione, con uno scudetto sul petto a dare forza alle proprie certezze. Il mercato ha regalato a Inzaghi una rosa massiccia e fisica, un’arma nuova da sfruttare. Per fermare i campioni d’Italia serviranno elmetto e voglia di battagliare anche ad alta quota. Genoa e Verona non ci sono riuscite: nelle prime due giornate i nerazzurri hanno segnato quattro gol di testa. Tutte le altre diciannove squadre messe insieme solamente sette.

Le nuove torri

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Il dato parla da solo. Skriniar ha sbloccato la sfida contro il Genoa, Dzeko l’ha chiusa; Lautaro ha pareggiato il complicato match di Verona e Correa l’ha ribaltato. Tutto con la testa e con due nuovi acquisti, arrivati a Milano per far dimenticare Lukaku e che rispetto al belga hanno già dimostrato di poter offrire nuove soluzioni aeree: Big Rom ha segnato 7 gol su 64 in nerazzurro grazie a un colpo di testa, la coppa Dzeko-Correa è già a quota due. Gli anni del bosniaco alla Roma dicono che il cigno di Sarajevo segna di testa circa un gol ogni quattro: 21 su 86 in giallorosso. Con il Tucu è meglio non farsi l’abitudine: prima di Verona, l’ultima incornata vincente dell’argentino era datata 11 gennaio 2018, con la maglia del Siviglia in Copa del Re contro il Cadice. Ma i suoi 188 centimetri sono lì, pronti per essere sfruttati ancora.

La freccia

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Dal mercato è arrivato anche Denzel Dumfries, che con i suoi 183 centimetri agli Europei è saltato sulle spalle di Zinchenko per regalare all’Olanda il successo contro l’Ucraina. In questi primi mesi in nerazzurro l’esterno sarà condannato a convivere con il costante paragone con Hakimi, ma nel gioco aereo parte in vantaggio: con il PSV ben 6 reti su 16 sono arrivate di testa. Il marocchino ne ha segnata solo una, con la maglia del Borussia Dortmund.

Lautaro, un “intruso”

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Le nuove torri si aggiungono a quelle che già c’erano. Lautaro torre non è (174 centimetri), ma sopperisce con tempismo, posizionamento e fame di gol. Contro il Verona ha approfittato della dormita della difesa, della rimessa di Perisic e del lavoro di Dzeko (c’entra sempre la testa), ma il Toro sa anche inventarsi da solo incornate letali: si pensi a quella contro il Torino del 14 marzo scorso, in uno snodo cruciale per lo scudetto. Inzaghi ha davanti tre possibili arieti, ma la fisicità dell’Inter è presente in tutte le zone del campo. A partire dai tre dietro: Skriniar (188 centimetri), De Vrij (189) e Bastoni (190) sono un muro difficile da tirare giù, oltre a poter essere pericolosi per le difese avversarie. Lo slovacco ha già timbrato contro il Genoa. Pronti a far rifiatare i tre titolarissimi ci sono Ranocchia e D’Ambrosio: il primo svetta su tutti dall’alto dei suoi 195 centimetri, il secondo è un maestro di testa in zona gol.

In panchina

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Non vanno dimenticati, poi, Vecino e Gagliardini: entrambi sfiorano il metro e novanta, non è un caso che Inzaghi abbia insistito per la permanenza del primo. E poi c’è Ivan Perisic, che oltre alla disponibilità al sacrificio garantisce qualità e fisicità: la lunga rimessa per il gol di Lautaro contro il Verona rientra in questa logica, come i tanti gol segnati di testa in carriera (7 su 45 in nerazzurro). Con i nuovi specialisti dei calci piazzati (Calhanoglu e Dimarco) e i grattacieli nerazzurri, Inzaghi ha davvero un’arma pericolosa.

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