S’illumina di Barella: come l’Inter, anche Nicola Berti che partecipa molto volentieri alle celebrazioni di un centrocampista totale e non più sbalorditivo. Oltre che destinato a mettere sottosopra le gerarchie dei migliori. «Nel suo ruolo, in Europa è il più forte in assoluto: gli darei il Pallone d’oro». Difficile spegnere l’entusiasmo di un giudizio senza mezzi termini, quando si vede un Barella così. Berti è spettatore interessato – nonché tifosissimo interista – perché quel modo di giocare lo conosce benissimo. Ha edificato una carriera così, soprattutto nei dieci anni con la maglia nerazzurra addosso e lo scudetto dei record al primo tentativo. «Ogni tanto Barella lo sento, ho il suo numero. Martedì sera, a San Siro in Inter-Atletico, ero a bordo campo e dopo dieci minuti di partita istintivamente avrei scavalcato per raccogliere i guanti che Barella aveva appena lanciato a terra. Ho pensato di corrompere qualcuno per farmeli dare…».
Quindi i paragoni non servono più: Barella in cinque anni ha completato l’escalation?
«Direi di sì, avvicinando lui e Gundogan per qualità e caratteristiche tecniche. Ho visto Barella nella partita contro l’Atletico Madrid: è in formissima, nel primo tempo l’Inter attaccava vicino a dove ero posizionato io e mi sono davvero reso conto del furore che ha addosso. Un giocatore pazzesco, come sostengo da tempo. Poi penso che Barella abbia ancora dei margini di miglioramento».
Anche a livello caratteriale, ora riga dritto.
«Barella si è calmato in questo senso, nel corso del tempo, e ha capito che le energie servono a rimanere dentro la partita. In quello, io e lui siamo molto simili rispetto a quando giocavo. Barella ha fatto dei grandi passi in avanti indossando la fascia da capitano. Si era capito che potesse completare anche questo step di maturazione: è un leader agli occhi dei compagni».
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