Intensità, difesa e… Berna Italia, così sognare si può

24 giugno 2017 – Milano




Dovevamo vincere. Dovevamo rispondere dopo tre giorni di polemiche e una sconfitta pesante contro la Repubblica Ceca che sembrava aver spento sogni, talento e chiuso le porte di questo Europeo. Sono bastate 72 ore per restituire un volto nuovo a questa Italia. Più umile, più concentrata, più organizzata. Trasformata nella mente, diversa nelle gambe e negli interpreti. Ecco, Di Biagio è ripartito da qui: dall’errore commesso contro la Repubblica Ceca. Un ritorno alle origini, agli undici che bene avevano cominciato questo torneo contro la Danimarca, con un solo cambio: fuori Petagna e dentro Chiesa, attore protagonista dalla panchina nelle prime due gare, preziosissimo contro la Germania. Assieme a lui di nuovo in campo Caldara e Barreca dietro e in mezzo Benassi e Gagliardini, “dimenticati” contro Schick e compagni: i risultati non lasciano spazio ad alcun ripensamento.
pressing e… geometrie — Due erano le fonti del gioco tedesco: Dahoud e Arnold. La linea offensiva e quella mediana azzurra hanno tagliato i rifornimenti. La squadra ha accettato di andare a prendere la Germania alta, di rischiare l’uno contro uno dietro ma di impedire agli avversari di giocare la palla. Così nasce l’1-0: Dahoud esagera, Pellegrini, sontuoso direttore d’orchestra, gli sradica il pallone sulla trequarti offensiva e serve Chiesa. Pallone per Bernardeschi e gol che vale una semifinale. Ma anche in fase di possesso, la manovra azzurra ha cambiato marcia: Gagliardini garantisce geometrie, rapidità di esecuzione e un discreto numero di palloni recuperati. Benassi dona esperienza, e se migliorasse in lucidità sotto porta…

Caldara ferma Gnabry. Epa

Caldara ferma Gnabry. Epa

Caldara e rugani impermeabili — Del lavoro dei tre a centrocampo ha beneficiato ovviamente la difesa. Rugani ha messo da parte gli scivoloni cechi per tornare a giganteggiare. Caldara, 23 anni a maggio, ne dimostra 40 per sicurezza, calma e capacità di leggere l’azione in anticipo. Sulle fasce, i moti perpetui Conti (squalificato contro la Spagna) e Barreca, regalano soluzioni in più per i due esterni offensivi ma anche un lavoro assiduo su Meyer e Gnabry e la difesa regge così bene che gli unici veri pericoli nascono da calci piazzati, dove ogni tanto si sbanda.
berna-golChi non sbanda è invece Bernardeschi. La bella copia di quello visto contro la R.Ceca. Il suo talento, unito al lavoro di Chiesa e Pellegrini, scardina la difesa imbattuta della Germania e mette le ali agli azzurri. E non è solo il gol a fare la differenza, ma il lavoro da “falso nueve”, l’aiuto ad aprire gli spazi, la volontà finalmente di mettersi a disposizione della squadra. Sì, così l’Italia può sognare. A prescindere dagli avversari (martedì la corazzata Spagna). Quando basta davvero un secondo per resettare tutto. Ora la Repubblica Ceca sembra già lontana (anche grazie alla Danimarca).

 Carlo Morizio 

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