Insigne e quella maledizione sfatata contro la Juve

NAPOLI – Hai sbagliato quattro rigori in vita tua e tre contro la stessa squadra. Questa. Aspetti da sette partite l’occasione giusta per segnare il centesimo gol. L’ultima cosa che allora un algoritmo ti suggerirebbe, è di fare come pare a te, di testa tua, quella testa dura, prendere la palla, metterla sul dischetto, andare a darle un calcio. Solo che con gli algoritmi possiamo anche farci il mercato, ma ogni tanto vale la pena di decidere senza una logica e senza prudenza. Con coraggio. Se va bene sei un leone, se va male sei una rima baciata. Come in fondo Lorenzo ha imparato ogni volta con il tiro a giro.

Sette passi

Prima di fare sette passetti corti con quello di partenza, prima di andare con il destro a incrociare il tiro in alto, dove è sempre un rischio metterla ma dove di certo un portiere non arriva, Insigne ha pestato i piedi sull’erba a ripetizione, forse per evitare che si raffreddassero i muscoli nell’attesa oppure per un tic, una scaramanzia, una nevrosi. È nelle minuzie che si nascondono i presagi. Se l’arbitro fischia un rigore? – gli avevano domandato prima della partita a Sky. L’importante è che lo fischia, ha risposto lui. Ma sotto la maglia aveva messo quella con la dedica di San Valentino. Certo che aveva già deciso di tirarlo, testardo com’è sempre stato. […]

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