Inghilterra-Danimarca, rigore inesistente e due palloni in campo: inglesi in finale, ma il Var dov’è?

Inghilterra-Danimarca, partita con due gialli chiave: rigore inesistente e due palloni in campo. Nella stessa azione, quella decisiva per vincere la semifinale degli Europei. Risultato: in finale ci vanno gli inglesi. E sarà Inghilterra-Italia, a Wembley.

Ma i danesi hanno da recriminare. Nella situazione che si è rivelata decisiva, prima l’arbitro ha lasciato giocare anche se c’erano due palloni in campo. Poi ha assegnato un rigore inesistente su Sterling (anche se a velocità regolare poteva sembrare netto). Fatto sta che esiste il Var, perché non usarlo? O meglio, se ha rivisto le immagini e l’ha confermato, viene qualche dubbio sulla buona fede.

Inghilterra-Danimarca: rigore inesistente su Sterling e due palloni in campo

Siamo nei tempi supplementari di Inghilterra-Danimarca. Gli inglesi hanno pareggiato ma non sono riusciti a segnare il gol qualificazione. Nell’extra time attaccano a testa bassa. Ormai si gioca a una porta sola, i danesi sono spompati.

Sterling ha ancora la forza di accelerare sulla destra. In campo c’è anche un altro pallone, ma nessuno sembra farci caso. Salta un uomo ed entra in area. Qui, con vari giochi di gambe, prova a passare in slalom tra diversi avversari. Poi crolla a terra. A velocità normale sembra rigore netto. E infatti l’arbitro fischia.

Poi, però, rivedendo il replay, il fallo netto non sembra poi così netto. Anzi, non sembra nemmeno fallo. Ma l’arbitro conferma la decisione. Dal dischetto Kane si fa ipnotizzare da Schmeichel, poi però ribadisce in rete. E gli inglesi sono in finale.

Resta da capire quali immagini l’arbitro e i suoi collaboratori abbiano visto al Var. Se è rigore questo…

Inghilterra-Danimarca, la partita

Pronti-via, e l’Inghilterra parte a mille, sospinta dall’onde sonore vibranti di Wembley, cuore pulsante di una nazione in trepida attesa. Rispetto all’ultima vittoria, contro l’Ucraina, ritrova una maglia da titolare Bukayo Saka, preferito a Jadon Sancho. Solito modulo, difesa a quattro, con Kane terminale offensivo.

Ma è del solito Raheem Sterling il primo graffio della serata: imbeccato da Kane, strozza la conclusione, para facile Schmeichel. Superati gli impacci iniziali, la Danimarca non tarda ad entrare in partita. E, quando lo fa, per i tifosi inglesi, sono brividi.

Perché la squadra di Kasper Hjulmand, che conferma gli 11 vincenti sulla Repubblica Ceca, gioca spavalda, pressando a tutto campo, senza timori reverenziali. A darle una mano, involontariamente, ci pensa Jordan Pickford che prima salva su Pierre-Emile Hojgberg ma poi rinvia malamente sui piedi di Martin Braithwaite. Palla di poco sul fondo.

Poco prima della mezz’ora sale in cattedra Mikkel Damsgaard, giovane talento della Sampdoria: dopo aver preso le misure con una conclusione a giro, che termina sul fondo, porta avanti i suoi con una spettacolare punizione dai 30 metri. Una soluzione balistica di rara potenza, seppur centrale, che interrompe dopo 555 minuti l’inviolabilità della porta inglese.

Chi si attende l’immediata reazione dei padroni di casa resta deluso. Kane e compagni sembrano accusare il colpo, cala il gelo su Wembley. Southgate invita alla calma, ma è ancora Kane, nelle vesti di ispiratore, a dover suonare la carica. Con un assist smarcante per il solito Sterling che però calcia su Schmeichel.

E’ il preludio del pareggio, che si concretizza prima dell’intervallo: Kane trova in profondità Bukayo Saka, sul suo cross basso Simon Kjaer – per anticipare Sterling – insacca nella propria porta, per l’11esimo autogol di questo Europeo. Un pari casuale, ma meritato perché ora l’Inghilterra c’è.

Il secondo tempo e i supplementari

E lo conferma al ritorno in campo, quando assume decisamente il controllo della manovra. Aumenta la pressione sulla Danimarca che fatica sempre più a ripartire. Ma è addirittura spettacolare il salvataggio di Schmeichel sull’incornata a colpo sicuro del suo ex compagno di squadra Harry Maguire: un volo plastico da cartolina, degno del cognome che porta.

Al di là di un sussulto danese, con Martin Braithwaite, è solo Inghilterra, che preme, senza però trovare lo strappo o l’invenzione vincente. Così Southgate gioca la carta Jack Grealish, ma col passare dei minuti prevale la paura di perdere ed entrambe le squadre finiscono per affidarsi alle sole iniziative individuali. Dopo l’ultimo colpo di testa di Maguire, la semifinale si trascina ai supplementari. Subito accesi dal diagonale di Kane: salva Schmeichel.

Che respinge anche il rigore di Kane, ma nulla può sulla ribattuta del centravanti inglese, al quarto centro europeo. Manca ancora un tempo supplementare alla vittoria: un lungo assordante conto alla rovescia, vissuto in apnea emotiva, fino al triplice fischio finale. Quando Wembley è un’eruzione di incontenibile gioia. 

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