Ingaggi, mercato e commissioni: le 5 regole d’oro di Elliott

Le linee guida della proprietà rossonera si sono rivelate efficaci: rosso in bilancio dimezzato e risultati sul campo migliorati. Ecco i capisaldi

Tetto agli ingaggi. Tetto alle spese per gli acquisti. Tetto alle commissioni per i procuratori. A prima vista sopra la testa del Diavolo parrebbero esserci soltanto tetti. Un trionfo dell’austerity su tutta la linea. In realtà le cose non stanno così ed è sotto gli occhi di tutti, anche dei più disattenti. Perché saldando con la fiamma ossidrica il portafoglio nessun club sarebbe in grado di arrivare in Champions, e tantomeno di comandare il campionato sulla vetta più alta del torneo. Il Fondo Elliott – semplice a dirsi, un po’ meno a farsi – sta solo cercando di far collimare le esigenze finanziarie con quelle sportive. I risultati al momento sono (molto) confortanti e incoraggianti: al primato in classifica, con vista scudetto, ha fatto seguito un bilancio dove il rosso si è dimezzato, scendendo in una sola stagione sotto i 100 milioni. Elliott gestisce il Milan con linee guida piuttosto chiare. Ecco i capisaldi.

Giovani (ma non solo)

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Il diktat dei Singer inizialmente non prevedeva deroghe, o quasi: mercato in entrata rivolto agli under 25. Meglio ancora se under 23. Con l’indispensabile condizione di rivolgere lo sguardo a giocatori di talento, ma non ancora esplosi. In altre parole: con prezzi d’acquisto accessibili e ovviamente con un cartellino potenzialmente incrementabile. La linea inizialmente era piuttosto rigorosa, cosa che ha creato più di un attrito con Boban e Maldini. Poi, in qualche modo, si è arrivati a un punto d’incontro. E quella che era una regola ferrea ha registrato deroghe. Anche importanti (e indispensabili, alla luce di come è decollato il progetto rossonero). Di cui Ibra è ovviamente l’emblema più fulgido, ma ci sono anche nomi come Mandzukic, Giroud, Kjaer e Florenzi. Ora, sebbene la ricerca resti prevalentemente orientata su giocatori sotto i 25 anni, il Milan è un mix ben riuscito.

La filosofia del prestito

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L’obiettivo è arrivare a una rosa con giocatori di qualità e di proprietà ovviamente, ma la strada non è brevissima. Il club infatti, a parte alcuni casi, il più delle volte non mette mano al portafogli dall’oggi al domani. Preferisce cautelarsi con un “percorso di studio” più lungo sui calciatori. E così ecco fiorire i prestiti, che a volte raggiungono anche i due anni. Rebic, Saelemaekers, Kjaer, Diaz, Tomori, Tonali, Florenzi, Pellegri, Messias: la lista è lunga. Chiamiamolo periodo di prova, per valutare effettivamente l’opportunità di investire denaro definitivamente in un nuovo cartellino.

Il prezzo è giusto? Dipende…

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Una delle regole auree di Elliott riguarda il prezzo di acquisto dei giocatori. In pratica è come se la cifra fosse decisa da Londra, e non da chi vende. Detto più chiaramente: se il Milan valuta Tizio una determinata cifra, e il venditore ne chiede un’altra ritenuta fuori mercato, non se ne fa nulla. Se intavolando una trattativa la forbice resta eccessiva, non se fa nulla. Se invece Elliott ritiene che le parti si siano andate incontro costruttivamente, allora un rilancio può essere contemplabile. Ma è un’eccezione e non la regola. Una linea che nel corso dei mesi ha portato il club rossonero ad abbandonare piste molto calde. L’ultimo esempio in ordine di tempo è stato Faivre: accordo non riuscito col Brest per un gap di circa tre milioni. Rigore eccessivo? Probabilmente il termine più corretto è oculatezza perché non si può nemmeno parlare di “braccino corto”: nella sessione di mercato estiva il Milan è stato il secondo club italiano – oltre 75 milioni tra acquisti e prestiti rinnovati – per spesa dietro la Roma.

Ingaggi ragionevoli

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Lungo la gestione Elliott si è parlato molto di tetto salariale. In realtà non è qualcosa di scritto nero su bianco, ma un concetto di massima applicato per darsi un orientamento generale. Con le debite eccezioni? Qual è la soglia per andare oltre la quale occorre qualche riflessione in più? Quattro milioni netti, ovvero poco meno di otto lordi (che si riducono nel caso di giocatori coperti dal Decreto Crescita). Una soglia superabile in alcuni casi che il club valuta “meritevoli”, diciamo così, di un ulteriore sforzo finanziario. Per esempio Ibra, per esempio Kessie, per esempio Donnarumma. Al netto di chi non c’è più e di chi potrebbe non esserci più. Ora all’orizzonte ci sono altri rinnovi impegnativi, con giocatori importanti. Chiedono tutti oltre i quattro milioni: vedremo come finirà.

Quelle spinose commissioni

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Come hanno chiarito recentemente dal club, le commissioni per i procuratori sono sempre esistite, fanno parte del sistema e il Milan non si rifiuta di corrisponderle tout court. Come peraltro si evince dalle voci al dettaglio pubblicate sull’ultimo bilancio. Più semplicemente, non vuole rimanerne strozzato. Ostaggio di eccessi. Chi si siede al tavolo con Gazidis e Maldini ormai lo sa bene.

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