Infortuni, forma scadente e lunghe attese: il grande giallo Inter in cinque “misteri”

Inzaghi deve sciogliere nodi delicati: da Skriniar a Lukaku, passando per Dumfries e Correa, tutti i casi che agitano il club e inquietano i tifosi

Andrea Ramazzotti

24 gennaio – Milano

Ci vorrebbe un detective, di quelli bravi, meglio se esperto di pallone. Uno Sherlock Holmes capace di risolvere i “misteri” che da ieri nella mente degli interisti non hanno una soluzione. Senza dimenticare che meno di una settimana fa, a Riad, i nerazzurri alzavano il primo trofeo della stagione ai danni del Milan e che per la seconda stagione consecutiva Inzaghi ha centrato la qualificazione agli ottavi di Champions, la squadra a fine gennaio è già fuori dalla corsa scudetto e con alcuni casi da risolvere in fretta per sperare di conquistare almeno uno dei primi quattro posti in Serie A, fare più strada possibile in Europa e magari mettere in bacheca un’altra Coppa Italia dopo quella dello scorso maggio.

DUMFRIES, DOVE SEI?

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Iniziamo da lui perché lo scorso anno, superato un periodo iniziale di adattamento e lo strafalcione che era costato il pareggio contro la Juventus, non aveva fatto rimpiangere Hakimi. Del marocchino sembrava il degno erede, peraltro acquistato a 12,5 milioni più bonus. Insomma, un grande affare. Anche quest’anno era partito bene, con la rete decisiva a Lecce, ma poi, partita dopo partita, si è perso. A tratti addirittura spento: ha faticato ad abbinare le due fasi, ad arrivare al cross con precisione, a segnare quando ne ha avuto l’occasione. Condizionato dall’arrivo del Mondiale? Forse sì o forse no. Perché anche quando è tornato dal Qatar, non era lui. Anzi, era una versione ancora più sbiadita rispetto a quella che era partita per Doha. Motivo? Al Mondiale ha avuto un infortunio e ha faticato a guarire. Per settimane non è riuscito a spingere al massimo in allenamento e fisicamente era (ed è) un passo indietro rispetto ai compagni. Ecco perché Darmian gli ha tolto il posto. Fa comunque un certo effetto vedere che ieri sera, con la squadra in difficoltà e bisognosa di essere riequilibrata, Inzaghi abbia preferito inserire Bellanova e non Denzel.

BELLANOVA ACERBO

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Premessa: è un classe 2000 che è alla prima stagione in una grande dopo 6 mesi (discreti) in un Cagliari che è retrocesso. Anche la scorsa estate, quando non a caso era arrivato in prestito con diritto di riscatto (non obbligo), in viale della Liberazione era chiaro che non potesse essere lui il salvatore della patria. Di certo, però, negli spezzoni che ha avuto a disposizione Bellanova non ha esaltato. La gamba e i mezzi fisici non si discutono, ma è la tecnica che sembra difettargli. Usa quasi sempre il destro e gli avversari, che lo conoscono, lo mandano verso il centro, dove però lui non va mai. Ieri sera ha capito sulla sua pelle quanto può essere duro giocare a San Siro per un giovane. E a fine incontro era uno di quelli che portava sul volto la delusione per il ko. È intervenuto Lukaku per scuoterlo e provare a tirargli su il morale. Non può essere già condannato o bollato come un acquisto sbagliato soprattutto perché in A, con l’Inter, ha giocato 10 spezzoni e non è mai stato titolare. Ora però anche lui deve darsi una scossa. Il potenziale lo ha.

NELLA TESTA DI SKRINIAR

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Il detective sarebbe utile anche per capire cosa è successo nella testa di Milan. Non per la questione rinnovo: lo slovacco ha preferito i soldi e la prospettiva di giocare con la maglia del Psg che mira a vincere la Champions e ha in rosa Mbappé, Messi, Neymar, Donnarumma… Scelta legittima, perché i calciatori sono professionisti, non “bandiere”: in passato di decisioni simili ce ne sono già state e in futuro ce ne saranno altre. Più difficile spiegare perché ieri sera abbia… steccato la partita. Nonostante il “tradimento”, che il suo agente, Roberto Sistici, ha provato maldestramente a giustificare chiamando in causa la società che lo ha messo sul mercato (Brozovic, tanto per fare un esempio, era stato quasi scambiato con il Tottenham, ma ha rinnovato a 3 mesi dalla scadenza…), aveva lo stadio quasi tutto dalla sua parte: cori, applausi, fascia da capitano al braccio e solo qualche timido fischio. Non abbastanza per giustificare i due gialli nell’arco di 15′. Entrambi meritati. Due interventi non da vero Skriniar. Cosa gli sia passato per la mente non è dato di sapere. Può essere stata la sua ultima volta a San Siro. Sempre che il Psg decida di acquistarlo in questa finestra di gennaio, invece di aspettare di prenderlo a zero la prossima estate. Il suo passato in nerazzurro merita/meritava un altro finale.

“LITTLE ROM”

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Su Lukaku il mistero è meno fitto. Non ci vuole poco per capire che fisicamente non è neppure parente del centravanti che nell’anno dello scudetto di Conte travolgeva i difensori avversari. La colpa è degli infortuni che lo hanno costretto a lunghi stop, a stare più sul lettino del fisioterapista che sul campo ad allenarsi. Big Rom sotto questo aspetto ha poche (anzi, zero) responsabilità: è un professionista esemplare e fa una vita da vero atleta curando il suo fisico anche a casa, con un fisioterapista personale. Purtroppo però i numeri non sono dalla sua parte. Né i 7,6 milioni che l’Inter ha pagato per il suo prestito al Chelsea, né gli 8,5 milioni netti più 2 di bonus che percepisce come stipendio. Doveva fare la differenza. Doveva essere l’uomo in più per conquistare la seconda stella. Per ora è a 8 presenze (solo 4 dal 1′) e 2 reti. All’Inter serve come l’aria.

ENIGMA TUCU

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E poi c’è Correa, il mistero dei misteri. Perché anche alla Lazio era “intermittente” e segnava poco per essere una seconda punta (30 centri in 117 presenze), ma sicuramente incideva di più. Con giocate, volate a tutto campo e assist. Alla Pinetina, nonostante abbia un allenatore che stravede per lui, non ha quasi mai brillato. In 59 partite, quelle buone forse non arrivano in doppia cifra. E pensare che è stato pagato, tutto compreso, 33 milioni. Complicato anche pensare di trovare un acquirente che non obblighi la società a fare una minusvalenza. Adesso non ha mercato, a meno di non cederlo in prestito, cosa che una società con i conti in rosso non può fare. Ai tifosi fa male pensare che la sua mancata partenza in estate non ha permesso lo sbarco ad Appiano di Dybala. E se la storia si ripeterà tra 6 mesi con il parametro zero Marcus Thuram…

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