Inchiesta stipendi Juve, niente patteggiamento: arrivano i deferimenti

Il passaggio era atteso dopo la sentenza di lunedì sul filone plusvalenze, ma il procuratore federale Chinè ha deciso di accorciare i tempi dopo il mancato accordo: il club aveva chiesto solo un’ammenda. A sette dirigenti, tra cui Agnelli, Nedved e Cherubini, contestata la mancata lealtà

V. Piccioni – E. Esposito

19 maggio – Roma

Deferiti. La Juventus e alcuni suoi dirigenti ed ex dirigenti hanno ricevuto in queste ore il provvedimento firmato dal procuratore federale Giuseppe Chinè sul secondo filone di indagine sportiva, quello sulle manovre stipendi, i rapporti con gli agenti e le partnership sospette . Al club bianconero, a titolo di responsabilità diretta e oggettiva, viene contestata la violazione dell’articolo 6, mentre l’articolo 4.1, quello sulla lealtà sportiva, è contestato a Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti, Stefano Braghin e Cesare Gabasio.

TRE ACCUSE

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Le incolpazioni sono quelle già evidenziate nell’atto di chiusura indagini: manovre stipendi spalmate in maniera illecita sui bilanci, rapporti irregolari con alcuni agenti di calciatori in particolare sull’ingaggio di giocatori minorenni, partnership sospette con alcuni club, su cui peraltro sono già stati aperti diversi fascicoli presso altre procure della Repubblica (su questo la procura federale è in attesa delle carte). I deferimenti, anche in questo caso figli della corposa documentazione inviata dai pm di Torino, sono la dimostrazione di quanto era già emerso nelle ultime ore con il mancato accordo per il patteggiamento. La Juve si ritroverà dunque a difendersi anche sul secondo filone, mentre il primo sulle plusvalenze vivrà lunedì il suo giorno più lungo con l’udienza presso la Corte federale d’appello che dovrà “rimodulare” la sentenza del meno 15 come da richiesta del Collegio di garanzia dello sport presso il Coni.

E ADESSO?

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Il patteggiamento, però, resta una strada percorribile anche dopo il deferimento. Per ora, niente intesa. La Juve, a cui spettava dal punto di vista formale la richiesta, avrebbe proposto come sanzione su cui incontrarsi a metà strada, esclusivamente un’ammenda. Per la procura federale, invece, era necessario comunque aggiungere una penalizzazione (presumibilmente limitata ma quanto limitata?). Fatto sta che l’operazione – che comunque deve avere il benestare del presidente e del consiglio federale, e quello della Procura generale dello sport presso il Coni – non è andata in porto. Dopo il passaggio in Corte d’Appello si creeranno nuove condizioni tali da favorire il patteggiamento? Per il momento è complicato avventurarsi in un’ipotesi. Se non ci fosse accordo, la Juve e alcuni suoi ex (fra i quali il presidente delle stagioni sotto accusa, Andrea Agnelli) o attuali dirigenti andrebbero a processo. L’iter sarebbe quello classico: Tribunale federale per il primo grado, Corte d’Appello per il secondo, Collegio di garanzia per l’ultimo, ovviamente limitatamente alla giustizia sportiva. La primavera dei processi potrebbe dunque allungarsi.

Lunedì le plusvalenze

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Lunedì come si diceva si torna davanti alla Corte federale d’appello – il collegio sarà presieduto da Ida Raiola, presidente di sezione del Tar Veneto – con i giudici chiamati a rimodulare la sentenza del -15 per le plusvalenze verificando, come chiesto dal Collegio di Garanzia, le responsabilità dei dirigenti di secondo piano. È scontato che una condanna ci sarà, così come è più che probabile uno sconto. Ma la domanda, degli juventini e non solo, resta una: quale sarà la zavorra di punti che si ritroverà in classifica la Juventus? Tra i punti trattati nella memoria difensiva bianconera l’adozione del “modello di organizzazione, gestione e controllo della Società”, di fatto un codice di vigilanza interna già da tre anni in vigore, la cui presenza – a detta della difesa – non ha prodotto una riduzione o un’esimente rispetto alla portata della sanzione. Un tema però già respinto, pur senza argomentazioni, dal Collegio di Garanzia al punto 9.1 delle motivazioni. C’è poi un ragionamento sull’afflittività: la sanzione potrebbe essere giudicata tale anche nel semplice passaggio dal secondo al quarto posto, ovviamente in termini economici (varrebbe 10-12 milioni). Per la Juve inoltre non si può stabilire una sanzione guardando la classifica: prima si definisce la pena, poi si verifica se sia afflittiva nella stagione in corso o se vada spostata al campionato che verrà. C’è anche la questione riassumibile con la parola “discontinuità”: la Juve di oggi non è quella di ieri, dei quattro dirigenti condannati solo uno (Cherubini) è ancora nell’organigramma. Può pesare nella rimodulazione della pena?

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