Inchiesta Juve, la Camera penale Chiusano: “Il clamore mediatico non detti l’agenda”

Gli avvocati penalisti torinesi contestano la modifica dei criteri di priorità per le udienze da parte del Tribunale di Torino: “È stata sollecitata dalla Procura”

La Camera penale “Vittorio Chiusano” ha invitato il Tribunale di Torino a ritirare due decreti contenenti criteri per le priorità per le udienze preliminari e per l’assegnazione ai gip dei processi. Perché? L’organizzazione che rappresenta gli avvocati penalisti torinesi contesta il fatto che l’agenda del Tribunale torinese sia stata modificata “su mera sollecitazione della Procura della Repubblica e, chiaramente, in ragione della pendenza di un noto procedimento penale che ha avuto e ha tuttora un clamore mediatico rilevante”. È chiaro il riferimento all’inchiesta a carico della Juventus e dei suoi ormai ex dirigenti per false comunicazioni sociali, ostacolo agli organi di vigilanza, manipolazione del mercato, fatture fittizie.

I fatti

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Il primo decreto in questione risale al 15 novembre e stabiliva che “si potessero celebrare esclusivamente le udienze preliminari per i processi con imputati sottoposti a misura cautelare, con rinvio di quelli già in corso e sospensione delle assegnazioni delle richieste di rinvio a giudizio a ciascun Gip a data successiva al 31 gennaio 2023”. Il secondo decreto è stato emesso il 2 dicembre, “su sollecitazione della Procuratrice della Repubblica”, che pare aver inviato una nota con la quale “ha richiesto una maggior apertura nella previsione dei processi da non fare ricadere nella sospensione, indicando categorie di processi che, pur non coinvolgendo imputati sottoposti a misura cautelare personale, rivestono carattere di maggiore urgenza”, scrive la Camera penale. Un decreto che dispone che l’assegnazione delle richieste di rinvio a giudizio a ciascun Gip sia limitata, tra l’altro, ai processi “nei confronti di società sottoposte ad amministrazione straordinaria o quotate nel mercato telematico azionario”, come la Juventus. I penalisti torinesi contestano, quindi, questi due decreti sottolineando come “solo il legislatore possa indicare criteri di priorità nella trattazione degli affari penali”, con la chiosa finale nella quale si afferma “che non possono essere le eventuali aspettative dell’opinione pubblica a dettare l’agenda del Tribunale di Torino”.

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