Inchiesta Corriere dello Sport-Stadio: Perugia vola con il Grifone Santopadre

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Inchiesta Corriere dello Sport-Stadio: Perugia vola con il Grifone Santopadre
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In sei anni, gli umbri sono passati dalla D alla lotta per la A, trascinati dall’imprenditore romano: «Siamo rinati lavorando 12 ore al giorno. Sto con gli ultrà che portano allo stadio passione pura»

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In sei anni, gli umbri sono passati dalla D alla lotta per la A, trascinati dall’imprenditore romano: «Siamo rinati lavorando 12 ore al giorno. Sto con gli ultrà che portano allo stadio passione pura»

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PERUGIA – L’uomo che è diventato un Grifone ha un cognome impegnativo. Decisamente, s’attaglia alla sua carica: il presidente del Perugia. Massimiliano Santopadre, 47 anni, romano, imprenditore ramo streetwear, alias Frankie Garage, ha l’espressione soddisfatta di chi sa quel che fa e, soprattutto, quel che ha fatto per il Perugia, ritornato a volare. Quinta in classifica con 29 punti, soltanto 3 in meno rispetto al terzetto Benevento, Spal, Frosinone alle spalle del Verona capolista, la squadra di Bucchi è in piena lotta per la serie A. Domani l’attende lo Spezia, bel match.

IL LATO B – Eppure, nelle due ore passate con il Corriere dello Sport-Stadio, a raccontare e a raccontarsi, l’ex ragazzo cresciuto nel quartiere San Giovanni non ha mai pronunciato il nome del prossimo avversario. Non perché non gli interessi. Tutt’altro. Ma, per capire come l’uomo sia riuscito a trasformarsi in Grifone, bisogna partire da Roma, via Sannio, dai banconi del mercato rionale dove Massimiliano lavorava tutto il giorno. La sera andava a ragioneria, per mantenere fede alla promessa fatta alla mamma. «Le avevo detto che avrei preso il diploma. Sono stato di parola. Ma il mio campo era il commercio». (…)

GLI ULTRA’ – E con il Perugia, com’è cominciata? «Io sono un romano che ama Perugia sin da quando era ragazzo. Questione di feeling, di vicinanza con la capitale, di simpatia per i perugini. Quando sono entrato in società, alle spalle c’era appena stato il fallimento e la vittoria in serie D. La conosce la canzone di Gino Paoli sui quattro amici al bar? Ecco, io e gli altri eravamo così. Dalla D alla lotta per la A, il passo non è stato breve. Il segreto per arrivare sin qui? Parlare chiaro ai tifosi, sempre. E i tifosi del Perugia sono di categoria super. Non lo dico per lisciare loro la coda: non ne ho bisogno, non ne hanno bisogno. Amo gli ultrà che, come i nostri, portano allo stadio la passione vera. Non amo la criminalizzazione del mondo ultrà: non è giusta, non può appartenere a uno Stato moderno che ha gli strumenti tecnologici per individuare e punire chi infrange la legge. Ma questo non vuol dire punire intere tifoserie».

Continua a leggere l’inchiesta nell’edizione online del Corriere dello Sport-Stadio

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