Immobile sempre più il cardine della Lazio

ROMA – Unico e intoccabile, non solo perché segna come nessun altro centravanti italiano e si è messo nella scia di Gunnar Nordahl, cinque volte capocannoniere della Serie A. Ciro Immobile quest’anno dovrà tenere a distanza Vlahovic, il concorrente più temibile dell’ultima stagione, e Lukaku, già battuto nel 2019/20 quando riuscì a precedere Cristiano Ronaldo con 36 gol aggiudicandosi la Scarpa d’Oro. Il ritorno di Big Rom in Italia renderà più elettrizzante la corsa al titolo dei marcatori nell’estate in cui la Premier e il West Ham hanno scelto Scamacca mentre l’Ajax ha puntato su Lorenzo Lucca, prelevato dal Pisa in B, primo italiano nella storia dei Lancieri di Amsterdam.

Lazio, Immobile è pronto

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Lazio, Immobile è pronto

Ciro unico e intoccabile, perché il ct Mancini non ha ancora trovato reali alternative in grado di metterlo in discussione e Sarri neppure ha un sostituto di ruolo. Tare, alla fine di giugno, lo ha sorpreso acquistando Cancellieri, un esterno d’attacco, con l’idea di plasmarlo da centravanti di movimento. Nella stagione in cui Lotito ha deciso di allargare la rosa e dotare il suo allenatore di un doppione in ogni ruolo, Immobile (di fatto) è rimasto il solo giocatore senza vere riserve. Muriqi, un flop, è stato riscattato dal Maiorca. Caicedo, il fedelissimo scudiero, adeguato per livello e abitudine a entrare nell’ultima mezz’ora, garantendo un cambio di livello, è stato ceduto tra i rimpianti un anno fa e mai rimpiazzato. La scelta è stata tecnica, non politica e neppure suggerita dal capitano della Lazio: è abituato, per indole e generosità, a giocarle tutte e senza risparmiarsi ma in realtà avrebbe bisogno di cominciare a gestirsi. L’anno scorso si è laureato capocannoniere con 27 gol nel campionato in cui ha totalizzato più assenze (7 su 38 giornate) a causa degli infortuni, di solito assorbiti in fretta. L’ultimo, un’infrazione al malleolo, lo ha costretto a chiudere la stagione in anticipo e ad osservare un paio di mesi di cure. Il riposo lo ha rigenerato e la preparazione sotto le Tre Cime di Lavaredo gli è servita per rimettere a punto una macchina abituata a sprintare verso la porta: 182 gol con Lazio in sei stagioni, alla media di 30 l’anno. Un’enormità.

Attenti alla nuova Lazio di Sarri: può arrivare lontano

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Attenti alla nuova Lazio di Sarri: può arrivare lontano

Ciro si è legato alla società e alla piazza in modo indissolubile non solo per le capacità realizzative che lo hanno portato a superare le leggende della storia biancoceleste, da Signori e Chinaglia, sino a Silvio Piola, che pareva irraggiungibile. Capitano e simbolo, altrimenti non avrebbe registrato sul prato dell’Olimpico, con i suoi tre figli, il video trasformato in appello per invitare i tifosi ad aderire alla campagna abbonamenti. Non è un fenomeno mediatico. Altri, con i suoi numeri, sarebbero stati celebrati come eroi. E’ un uomo Lazio. Fondamentale nello spogliatoio, nella comunicazione ai tifosi (anche se le interviste sono rarissime e non lo concedono a tv e giornali) e negli ultimi mesi per promuovere il progetto legato al rinnovo di Sarri. Ciro ha fatto da garante al patto siglato tra Lotito e l’allenatore. Mau pretendeva determinati giocatori, vicini alla sua idea di calcio. Sono arrivati otto acquisti in attesa di capire il destino di Luis Alberto e Milinkovic. Sarebbe fondamentale trattenere il serbo. Immobile si è speso sul mercato e in opere di persuasione durante le vacanze. Quasi fosse un dirigente. Ha telefonato a Romagnoli per facilitare il suo arrivo a Formello, stesso discorso con Provedel, quando si era inceppata l’operazione con lo Spezia. Senso di appartenenza, motivazioni, credibilità. Serve anche questo per creare un gruppo forte, compatto, ripartire, rilanciarsi. Ciro ha aiutato Lotito, fuori dal campo, in un passaggio delicatissimo e di svolta. Ora tornerà a correre dietro al pallone con il gol in canna. Vlahovic e Lukaku sono avvertiti.

Lazio, il mercato in uscita non è chiuso

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