L’attaccante ha confermato la sua versione dei fatti sull’incidente del 16 aprile contro il tram. Anche il conducente del mezzo pubblico ha dichiarato di avere avuto il via libera dall’impianto che regola l’incrocio
S’indaga, seppur con la serenità della civiltà. Le autorità stanno ancora cercando di ricostruire le dinamiche che hanno portato, lo scorso 16 aprile, alle 7.45, la Land Rover Defender di Ciro Immobile a scontrarsi a Roma con il tram 19. L’incidente ha causato ferite (lievi) a 12 persone, motivo per il quale è importante capire cosa abbia portato all’impatto. Non è infatti in corso un procedimento penale, le assicurazioni dovranno però risarcire le persone coinvolte. Benché Roma Servizi per la mobilità, dopo gli accertamenti del caso, abbia smentito “nel modo più categorico qualsiasi malfunzionamento” dei semafori e le versioni del macchinista e del capitano della Lazio siano quindi contrastanti, fra i due i rapporti sono cordiali. Già poco dopo lo scontro si erano entrambi preoccupati delle condizioni reciproche. Ciro Immobile ha anche mandato al macchinista un telegramma di auguri di pronta guarigione poche ore dopo lo scontro.
Incidente Immobile, le indagini
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Nella giornata di giovedì 27 aprile Immobile, accompagnato dall’avvocato Erdis Doraci, ha confermato la propria versione dei fatti ai vigili di Prati, il quartiere di Roma nel quale si è verificato l’incidente: “Sono passato col verde, se fossi stato distratto non avrei potuto sterzare frenando immediatamente”. Anche il conducente del tram, però, continua a ribadire di essere passato con il semaforo verde. Per provare a capire quanto sia effettivamente accaduto, oltre alla testimonianza dei passeggeri del tram (che però affermano, comprensibilmente, di non essere stati concentrati sul semaforo) si analizzeranno i video delle telecamere della zona. Non convincono invece le affermazioni dei tre presunti testimoni che si erano presentati due giorni dopo l’incidente dai vigili.
