Il vizio e la bellezza: così l’Aids si portò via “il Falcao della Lazio”

L’esordio in A, l’affetto di Giordano, i consigli di Fascetti, gli eccessi, il declino: poteva diventare una stella degli anni 80, poi il declino in un letto d’ospedale

Aveva tutto, ma quel tutto non era abbastanza. Un qualche dio benevolo l’aveva dotato di un fisico statuario e un piede mancino che – se solo avesse voluto – sarebbe stato in grado di dipingere “La notte stellata” di Van Gogh, a botte di colpi di tacco. Palleggiando da solo con un pallone – nel gesto adolescenziale che più si avvicina a una preghiera – era in grado di starsene per ore ad aspettare la felicità, convinto com’era che prima o poi sarebbe arrivata. Era bello, ma visse la sua bellezza come una condanna da scontare.

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