Il tridente delle meraviglie, i russi, “Lorenzinho”: i 10 gioielli di Zeman

Quarta volta al Foggia. Da Mancini libero coi guanti allo scugnizzo, lo show con Rambaudi-Signori-Baiano, quanti talenti lanciati dal Boemo

Francesco Pietrella

26 giugno – Milano

Zeman IV al via. Il quarto mandato del Boemo a Foggia. Il primo in C1 nel 1986-87, il secondo più lungo tra 1989 e il 1994. Quello dei “miracoli”, “zemanlandia”, “Rambaudi-Signori-Baiano”, lo spauracchio per le big e i due russi talentuosi. Il terzo dieci anni fa in Lega Pro con Insigne e Sau, più di venti gol a testa in un’annata da protagonisti. Ora un’altra tappa in Puglia, ancora in Serie C come la prima. Ecco i 10 giocatori più importanti dei suoi mandati.

MAURIZIO CODISPOTI

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Ne parlavano così: “Sprinter prestato al calcio”. “Maestro dell’auto lancio”. Codispoti è stato uno dei primi terzini d’attacco di Zeman, presente nel primo e nel secondo mandato della sua gestione. “Full back” mancino dalla grande corsa, per farlo capire ai giovani d’oggi potremmo usare una frase di Ranieri all’indirizzo di Kante, tutt’altro tipo di giocatore ovviamente. “Un giorno lo vedrò crossare e andare a colpire la stessa palla di testa”. Codispoti ci riusciva. Palla lunga e cross, non sempre preciso però. Pare che a Foggia, per aggiustargli la mira, gli avessero messo centomila lire nello scarpino sinistro. Sei anni allo Zaccheria, 186 gare e 6 gol. Ha giocato in C1, in B e in Serie A. Zemaniano fin dal prologo. Nel 2010-11 ha allenato la Berretti del Foggia. Il Boemo guidava i “grandi” in C.

Francesco Mancini

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Libero coi guanti come voleva ZZ. “Franco” Mancini è stato il portiere dei miracoli nel Foggia, numero uno di Zeman dalla Serie B alla A, scomparso nel 2012 per un infarto. Era l’allenatore dei portieri del Pescara promosso in Serie A. Quello di Immobile, Insigne e Verratti, oggi stelle dell’Italia del Mancio. Fedelissimo di Zeman fin dal giorno uno. Mancini aveva una sfilza di passioni: il calcio, il Foggia, la musica reggae, Bob Marley e la batteria. Se n’è andato a 43 anni, all’improvviso, lasciando un vuoto. Più di 230 partite con i rossoneri, ha giocato anche con Lazio, Bari, Matera, Napoli, Pisa, Sambenedettese, Salernitana, Teramo. La curva nord dello Zaccheria è dedicata a lui, e la band foggiana “Avenida” gli ha dedicato anche una canzone: “Il volo del campione”.

Giuseppe Signori

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Un “benvenuto” diventato storia: “Appena arrivato a Foggia mi disse ‘ciao bomber’. Avevo segnato appena 5 gol a Piacenza in B…”. Sfiorerà quota 300 tra i pro. Beppe Signori è il manifesto di Zemanlandia, la punta di diamante forgiata dai gradoni e dai movimenti. “Un maestro, mi ha cambiato la carriera”. Trentotto gol in Puglia prima della Lazio. Se il Foggia dei miracoli è diventato tale è proprio grazie a Signori: annata 1989-90, primo campionato di B, dopo il girone d’andata i rossoneri sono messi male. Zeman rischia, la gara col Messina è decisiva, con una sconfitta il Boemo torna a casa. Lo salva il mancino di Beppe: “Da lì in poi non ci siamo più fermati”. Ottavi il primo anno, promossi in A il secondo. Il terzo è storia nota: 11 gol nel tridente delle meraviglie con Baiano e Rambaudi.

Roberto Rambaudi

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Sei stagioni insieme tra Foggia e Lazio, “Rambo” Rambaudi e Sdengo Zeman, l’anarchico e il sergente di ferro. “Impossibile fare il furbo con lui”. Giri di campo saltati? Si rifanno. Ancora, fino allo sfinimento. “Bevete acqua e zucchero, poi si ricomincia”. Il bello è che fu proprio il Boemo a presentare Rambaudi al presidente Casillo. “Ma chi mi hai portato?”, disse lui. “Questi sono tutti gracili…”. E Zeman: “Tranquillo, non si spezzano”. Trentuno gol a Foggia, un po’ meno a Roma, oggi “Rambo” allena il Flaminia in Serie D: “Guai a dirmi che sono come Zeman però”. Uno che dopo aver preso 5 gol disse ai suoi che avevano giocato la miglior partita dell’anno. “Ad Ascoli perdiamo 5-2, Casagrande ne fece 4, ma secondo lui avevamo fatto benissimo. Zeman è questo”. Nel bene, nel male.

Francesco Baiano

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Ha riassunto Zemanlandia come meglio non si può: “Passavamo ore a provare gli schemi, ma dopo un po’ venivano in automatico. Sapevo benissimo dove fossero Signori, Rambaudi e gli altri, potevo anche passarla senza vederli”. “Ciccio” Baiano è stato un altro alfiere del Boemo, anche se i due hanno trascorso insieme solo due anni (38 gol in archivio però…). Capocannoniere in Serie B nel 1990-91 con 22 squilli. Partner d’attacco di Batistuta nella Viola qualche stagione dopo, a Firenze per 10 miliardi nel 1992. “Zeman è una macchina da guerra, mi ha cambiato la vita”. Anche con qualche tirata d’orecchie. “Una volta segnai un bel gol, ma lui, invece di congratularsi, mi rimproverò: secondo la sua visione in quel momento dell’azione dovevo essere da un’altra parte”.

IGOR SHALIMOV

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Dostoevskij, gli scacchi e il Foggia. La vita italiana di Shalimov andava così. Passava il tempo a leggere i classici della letteratura russa, vestiva elegante e – si dice – frequentava sempre belle donne. Capello lungo e aria da intellettuale, ha giocato in Puglia solo nel 1991-92. Nove gol in 32 partite prima dell’Inter. Jolly mancino di centrocampo, 20 partite con l’URSS e 23 con la Russia, pare che Casillo lo acquistò per un miliardo e… un camion di grano, la seconda parte del pagamento. Qualche vizio di troppo e un coro tutto suo. “E’ venuto dalla Russia, lo ha mandato Gorbaciov, lui è alto e robusto e si chiama Shalimov. Igor Shalimov…”. Oggi fa l’allenatore. L’ultima esperienza l’ha visto in Cecenia all’Akmat Grozny. Dal 2008 al 2011 ha allenato la Russia femminile.

IGOR KOLYVANOV

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Fac simile di Shalimov, russo di Mosca come il collega, anche lui mancino, punta estrosa e tecnica: 22 gol in 106 partite (1991-1996). Kolyvanov è arrivato a Foggia nel 1991 ed è rimasto cinque anni. Dopo aver chiuso la carriera nel Bologna si è messo ad allenare. Nel 2009-10 ha guidato l’U21 della Russia, dal 2012 al 2015 l’Ufa. Dopo un paio d’anni nella Torpedo Mosca ha guidato l’ Ararat in Armenia. Legatissimo a Foggia come a Bologna, per lui Zeman è “un maestro”.

LUIGI DI BIAGIO

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Uno dei zemaniani più “recenti”, insieme a Foggia dal 1992 al 1994. “Mi ha aperto un mondo, nessuno aveva la sua cultura del lavoro”. Di Biagio è stato il mediano del Boemo per due anni. Da ragazzino giocava a basket, faceva il playmaker, gli dicevano che a calcio non era abbastanza bravo. “Vai in porta, non sei capace”. Ferita nell’orgoglio. Prima della Roma, dell’Inter, del Brescia e della Nazionale ci sono stati gli allenamenti nella parrocchia di San Ciro a Foggia. “Era pieno di tifosi”. Anche lui fa allenatore come molti suoi colleghi: dal 2013 al 2019 ha guidato l’U21 azzurra. Nel 2020 la Spal in A. Non è riuscito a salvarla.

JOSÉ CHAMOT

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“El Flaco” come Pastore. Cioè lo smilzo. Il mito di Nesta alla Lazio: “Era il migliore”. Un solo anno a Foggia col Boemo: 1993-94, 30 partite e nono posto in Serie A. Svezzato da Lucescu a Pisa, Chamot arriva a Foggia dopo un paio di campionati in Serie B. Centrale difensivo, Zeman lo porterà alla Lazio nell’estate successiva. Insieme per due stagioni. “Era chiaro e sincero, mi è piaciuto molto lavorare con lui”. Parola di José. Dopo 4 anni nel Milan da riserva ha chiuso la carriera in Argentina. Ovviamente anche lui siede in panchina: nel 2019 ha guidato il Libertad, mentre nel 2011 è stato vice di Almeyda al River Plate.

LORENZO INSIGNE

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Nella vita di “Lorenzinho” c’è lo zampino di Sdengo. Dieci anni fa, a Foggia in Lega Pro, secondo mandato del Boemo, Insigne aveva vent’anni e segnò 26 gol in un anno (19 in campionato, 7 in Coppa Italia Serie C). Con lui anche Marco Sau (20 gol), Diego Farias (3), Vasco Regini (Samp) e Simone Romagnoli (Empoli, neopromosso in A). Qualche giorno fa ZZ ha ricordato i vecchi tempi: “Insigne è il più forte calciatore italiano”. E ancora, mesi prima: “Più passa il tempo e più diventa bravo”. Anche se sono serviti un po’ di gradoni. “Mi diceva di pensare solo a divertirmi, e di giocare come se fossi in strada”. Fase offensiva mon amour.

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