Il tecnico che ha lanciato Jovic: “Predestinato. Ora sa anche lavorare”

Helder ha allenato il giocatore del Real, obiettivo dei rossoneri, nel Benfica B, quando lui giocava e Joao Felix faceva panchina: “Luka ha capito la cultura del lavoro giocando in Germania”

C’è stato un tempo in cui João Felix faceva panchina a Luka Jovic. “Il talento c’era, il sacrificio meno…”. Hélder Cristóvão li ha allenati quand’erano teenager, uno a 18 anni e l’altro a 19. “Predestinati, anche se con Luka ho dovuto combattere parecchio”. Carattere tosto in un tipo solitario, ombroso, ermetico, poco incline al duro lavoro. “Voleva solo saltare l’uomo”. Jovic e João hanno giocato insieme per un anno nel Benfica B, stagione 2016-17, e contro il Portimonense si sono anche dati il cambio: dentro l’asso dell’Atletico dopo un’ora, fuori la stella del Real cercata da mezza Europa. Tra cui il Milan, bramoso di affiancare a Ibra la spalla giusta. “Per i rossoneri sarebbe un colpo enorme, ci spero. Ormai Luka è un altro giocatore. All’Eintracht gli hanno trasmesso la cultura del lavoro”.

Predestinato

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L’asse Milano-Madrid non è mai stato così trafficato: prima Theo e Brahim, ora Ceballos e Jovic, la punta rapida e veloce che alla “Casa Blanca” ha trovato poco spazio: 32 partite e 2 gol in un anno e mezzo, nonostante un affare da 60 milioni e passa finalizzato nel 2019. “Questione di modulo”. Parola di Cristovão, ex allenatore del Benfica B dal 2013 al 2018. Istituzione del posto. Sotto di lui sono passati talenti come Guedes, Ruben Dias, Semedo, Bernardo Silva, Cancelo, fino a Jovic: “Luka dà il meglio di sé accanto a un altro attaccante. Io lo facevo giocare in un 4-4-2 insieme con un centravanti boa. Inoltre a Madrid c’è Benzema, uno da 30 gol a stagione, imporsi sarebbe stato tosto per chiunque”.

Milan in prima linea

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Se Giroud non dovesse andare in porto l’alternativa è proprio il serbo, 23 anni, uno che alla Stella Rossa frantumò il record di Stankovic: è il più giovane ad aver segnato in prima squadra (16 anni e 5 mesi contro il Vojvodina, 2014). Il più giovane ad aver giocato il derby di Belgrado. Personalità: “Ce l’ha sempre avuta. In allenamento cercava il dribbling, la giocata, il tunnel. In rosa c’era Ruben Dias, oggi titolare nel City, centrale roccioso. Luka cercava sempre l’uno contro uno con lui. Gli chiesi come mai, mi rispose che avrebbe migliorato solo contro i top”.

Odi et amo

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Arrivato a Lisbona nel 2016, sei milioni per un diciannovenne, Jovic ha giocato solo 4 partite in prima squadra. “Non aveva spazi. C’erano Jonas, Raul Jimenez, Mitroglou. Con me segnò 4 gol in 18 presenze. Luka è veloce negli spazi aperti, forte in quelli stretti, imprevedibile. Per spronarlo gli dicevo che era il nostro Aguero”. Ma le cose non vanno: “Si è dimostrato timido, poco motivato, non faceva mai gruppo, solitario. Una volta lo presi da parte per dirgli di giocare di più con la squadra, di metterci l’anima, di non pensare solo alla giocata o al gol. Lui disse di sì, ma poi tornò a fare ciò che faceva prima. Non lavorava abbastanza. Tuttora è un grande rimpianto, e forse è anche colpa mia se dopo 18 mesi è andato all’Eintracht”. Anche perché il talento non è mai mancato: “Ricordo il debutto con il Benfica B, in casa con il Covilha. Era arrivato da un mese. A metà primo tempo calcia una palla in porta da trenta metri e scheggia la traversa. Pensai, “ma questo da dove è arrivato?”. Quando decideva di giocare era imprendibile”. Odi et amo. “Al Milan potrebbe diventare grande sul serio. Il calcio italiano è tosto, fisico, ma dopo aver giocato bene in Bundesliga puoi andare ovunque. Ha mezzi straordinari”. Cristovão se n’era accorto con una traversa.

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