Il silenzio dei Friedkin, la squadra ha mollato: Fonseca è rimasto solo

Ben 5 sconfitte nelle ultime 8 gare. In un finale di stagione malinconico colpisce l’assenza della proprietà. E l’ombra di Sarri si stende sul tecnico

Assordanti silenzi e rumorosa sterilità. Nelle malinconie di questo finale di stagione della Roma, sembrano essere un paio le cose che i tifosi giallorossi mal sopportano: 1) lo spirito in apparenza imbelle con cui la squadra sta giocando le ultime partite della stagione; 2) l’assenza pubblica della nuova proprietà, in un momento in cui i romanisti vorrebbero essere rassicurati, se non sul presente, almeno sul futuro. Perciò, se nel primo caso il banco degli imputati è finito Paulo Fonseca, ormai quasi abbandonato da tutti nel dover giustificare i motivi di un crollo verticale (5 sconfitte nelle ultime 8 partite: solo Verona e Crotone hanno fatto peggio), la famiglia Friedkin è attesa a dare un segnale di esistenza in vita che vada al di là del gossip, di cui è stato protagonista il vice presidente Ryan nei giorni scorsi.

Fonseca

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L’allenatore portoghese – che abbia il look con barba lunga o quello, più consono, dall’aria più elegante – sembra avere persino peggiorato il suo buon italiano da quando è costretto ad arrampicarsi sugli specchi per difendere una squadra che non lo ha scaricato, ma che però di sicuro non si batte alla morte per lui, chiaramente nel mirino della critica. Al di là delle previsioni d’inizio stagione (davvero la Roma valeva il 7° posto?), c’è modo e modo di arrivarci: in scia con le altre, oppure come un veliero in piena bonaccia, col rischio di finire all’ottava posizione. Poi, sul fronte infortuni, se quelli di natura traumatica sono una sfortuna, quelli muscolari forse implicano una riflessione che riguarda anche staff tecnico e medico. E qui Fonseca è di nuovo chiamato in ballo, senza che nessuno lo difenda apertamente anche da colpe non sue.

Friedkin

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In effetti, Fonseca abbandonato lo è parso davvero, e da settimane, con l’ombra di Sarri che si stende fin troppo su di lui. Forse per questo è il momento che la proprietà faccia sentire la sua voce, come non ha ancora mai fatto da agosto in poi. Nessuno pretende luoghi comuni stile “faremo della Roma una regina” oppure “Roma non è stata costruita in un giorno”, ma semplicemente qualche dichiarazione sintetica e chiara che siano un mix di autocritica (perché errori sono stati fatti) e progettualità di massima. Quanto basta per dare un orizzonte di speranza a una tifoseria che, in ogni caso, ha sancito come la luna di miele con la nuova proprietà sia terminata. Certo, i Friedkin finora non hanno lesinato investimenti per riassestare il bilancio, ma per costituire un futuro da protagonista occorrerà altro. E quello che serve, meglio ascoltarlo dalla viva voce di chi comanda, piuttosto che dalle spigolature imperfette di chi può solo origliare dietro le porte.

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