Il senso di Daniele per la Roma, alla quale non poteva dire no

De Rossi ha avuto coraggio ad accettare in un momento come questo la panchina giallorossa. “Questa squadra è per me una seconda pelle, un amore puro”. Allenarla un sogno, realizzato prima del previsto. Gioco, modulo e comportamenti: un altro stile dopo Mou

Da “La Roma non si discute, si ama” a “La Roma non si rifiuta, si ama”. Daniele De Rossi non c’ha pensato un attimo a dire sì. “Mettete voi la cifra sul mio contratto, per me va bene – ha detto a Dan e Ryan Friedkin –. Chiedo solo due cose: un premio se arriveremo in Champions ed essere trattato come un allenatore e non come una bandiera. Perché io lotterò fino alla morte per meritarmi una conferma. Lo farò con lealtà e rispetto dei ruoli, non sfruttando mai l’amore che i tifosi hanno per me”. La proprietà americana aspettava solo di sentire queste parole. Chi, analizzando freddamente le cose, si è chiesto se De Rossi abbia fatto bene ad accettare la Roma in un momento così complicato, col rischio di “bruciarsi” nel caso le cose non dovessero andare bene, non ha tenuto conto di tre cose: 1) Cosa sia la Roma per Daniele 2) Cosa sia Daniele per tutti i romanisti 3) Il carattere, la convinzione, il coraggio e l’ambizione di un uomo nato leader. Umile nell’approccio alle cose, dedito al sacrificio, ma che non conosce la paura: “Nella vita c’è chi rifiuta e chi si butta nella mischia”.    

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