Il secondo Lionel ha battuto la noia

Non finiremo mai di ringraziare Scaloni e Deschamps, che ci hanno regalato una finale destinata a entrare nella leggenda per quanto è stata emozionante e divertente. Nessun accenno al tiki taka e al possesso palla, neanche quando mancavano pochi minuti alla fine dei tempi regolamentari e tantomeno alla conclusione dei supplementari, quando il Martinez portiere ha salvato Messi e tutta l’Argentina: si è giocato a calcio, abbiamo visto prodezze ed errori, falli e simulazioni, gol e parate, di tutto e di più. Mai la palla accompagnata verso il portiere o al compagno più vicino, se non quando si rendeva necessario: nessuno in questa storica sfida si è ispirato al vecchio Guardiola del Barcellona e nemmeno al nuovo Luis Enrique, che prima di essere cacciato dalla Spagna aveva vinto il Mondiale possesso più inutile e noioso. Scaloni è diventato uno dei più giovani ct campioni del mondo sfruttando il gioco verticale e molto spesso anche il contropiede, esaltando l’immarcabilità di uno come Messi, che pure ai tempi del Nou Camp era diventato un interprete del guardiolismo con Xavi, Iniesta e Busquets. Lionel, l’altro Lionel, non si è mai avvicinato a quel tipo di calcio nonostante l’elevato talento dei suoi giocatori, che sarebbero stati in grado di nascondere la palla a chiunque.

La notte più bella di Leo Messi: le lacrime del Re sul tetto del Mondo

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Ma il ct biancoceleste ha preferito organizzare altre strategie tattiche e, soprattutto, ha cercato di puntare sull’identità di gruppo. Erede momentaneo della panchina di Sampaoli, di cui era un collaboratore, l’ex terzino della Lazio e dell’Atalanta si presentò nell’estate del 2018 dicendo che in sei partite avrebbe solo cercato di scovare i giocatori più adatti per il successivo ct. Invece, da partime assunto successivamente, ha vinto un Mondiale, una Coppa America e la prima Supercoppa Conmebol-Uefa contro l’Italia di Mancini: Lionel è già nella storia del calcio argentino dopo essere stato un giocatore modesto ma sempre indispensabile per tutti i suoi allenatori. E a Doha ha fatto anche il Bearzot, difendendo la Nazionale dalle critiche e alzando un muro per proteggere i giocatori che non lo hanno mai abbandonato, nemmeno quando ha avuto la personalità di escludere Lautaro, Paredes e Di Maria, tutti pupilli di Messi. Onore, coraggio e rispetto, così Scaloni ha trionfato regalandoci grandi emozioni e lanciando un messaggio al calcio del futuro: meno possesso e più gol.

 L'Argentina è Campione del Mondo, Scaloni nella storia

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L’Argentina è Campione del Mondo, Scaloni nella storia

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