Il Rosenborg, Brattbakk e il clamoroso flop di San Siro: i brutti ricordi norvegesi

I rossoneri non hanno mai affrontato il Bodoe, ma nel ‘96-97 furono clamorosamente eliminati dal girone di Champions per colpa dei bianconeri, allora dominatori del proprio campionato

Matteo Nava – @NavMatteo

24 settembre – Milano

Ci sono tratte più agili rispetto a Bodoe-Milano: per percorrerla in aereo, nella situazione attuale, si fatica a stare sotto le 8 ore, con due scali. Si può passare dalla vicina Bergen, da Parigi, Amsterdam, Copenaghen, ma in ogni caso servono una certa elasticità di portafoglio e una dote di pazienza da viaggi interminabili. In macchina non se ne parla, una vasca di oltre 3.200 chilometri per 36 ore consecutive al volante: solo per masochisti delle quattro ruote o inguaribili amanti delle strade, con tanto tempo a disposizione. Ma quella di stasera non sarà la prima partita del Bodoe Glimt in Italia, né il primo incrocio dei rossoneri con una squadra norvegese. Il Milan e il Paese scandinavo registrano una relazione piuttosto sporadica, ma si tratta di un libricino che racchiude degli episodi che meritano di essere raccontati: questa sera verrà aggiunto un altro capitolo, a tinte europee.

GIALLONERI

—  

Risale al 18 ottobre 1978 l’unica visita del Bodoe Glimt a Milano: è l’andata degli ottavi di finale di Coppa delle Coppe e al Meazza l’Inter si cucina i norvegesi senza troppi patemi. Vantaggio di Beccalossi alla mezz’ora, tripletta di Altobelli nella ripresa e rete di Muraro a suggellare la cinquina. Al ritorno, in casa giallonera, l’illusorio vantaggio di Hanssen viene recuperato di nuovo da Altobelli su rigore e ribaltato poi da Scanziani. I nerazzurri di Bersellini si faranno però sorprendere nel turno successivo in Belgio dal Beveren (gol di Stevens a 5’ dalla fine), negandosi la semifinale contro il ben più temibile Barcellona. Di due anni più vecchio è invece l’incrocio del Bodoe con il Napoli, questa volta al primo turno della Coppa e chiuso con un 3-0 complessivo in favore dei partenopei di Pesaola (rete di Massa e doppietta di Speggiorin), con l’ultimo viaggio in Italia datato infine 1994. Sempre come primo incontro di Coppa delle Coppe, i gialloneri affrontano la Sampdoria battendola a sorpresa 3-2 tra le mura amiche: i blucerchiati scacciano però i timori del palcoscenico continentale e nel match di ritorno liquidano la pratica con un secco 3-0, con protagonista l’inglese Platt. Lo slancio della Samp di Eriksson si fermerà quell’anno solamente in semifinale ai rigori, al cospetto dell’Arsenal di Ian Wright.

FATAL ROSENBORG

—  

Se Milan e Bodoe non si sono mai contese un match fino a oggi, i rossoneri ricordano con estremo dispiacere l’unico scontro della loro storia con una squadra proveniente dal Paese di Haaland, Riise e Carew. Si tratta del doppio match della fase a gironi della Champions Lague 1996/1997 contro il Rosenborg, dominatore assoluto dell’Eliteserien (il campionato locale) di quegli anni. La gara d’andata a Trondheim è una passeggiata, un netto e prevedibile 4-1 per i rossoneri di Tabarez grazie a una splendida tripletta di Simone e al sinistro di Weah. Lo striminzito punto in due gare con il Porto dominatore del girone e il clamoroso passo falso di Goteborg costringono però la squadra ormai passata a Sacchi a giocarsi il passaggio del turno in casa proprio contro i norvegesi all’ultima partita. In campo Baggio, Maldini, Baresi, Savicevic, Boban: insomma, nulla da temere. In teoria. Perché l’onomatopeico Brattbakk infila Sebastiano Rossi già alla mezz’ora e tale Heggem (futuro Liverpool, 11 reti complessive in carriera) ripete lo sgarbo nella ripresa dopo il pareggio momentaneo di Dugarry. Il Milan esce così clamorosamente dalla competizione, regalando peraltro ai rivali juventini un’avversaria abbordabile ai quarti di finale. Sacchi a fine gara sembra il più incredulo di tutti e la delusione lo fa incappare in una frase che in effetti è più facile sentire pronunciata da un norvegese durante un corso di italiano: “Pensiamo al campionato, perché non abbiamo rimasto altro”. In Serie A la squadra finirà all’undicesimo posto, il peggiore risultato di tutta l’era Berlusconi.

MA ZLATAN…

—  

Ecco, lo scivolone di San Siro di quel dicembre 1996 ha tutta l’aria di essere un episodio più unico che raro, vista la tradizione calcistica di club e Paesi e l’enorme divario tecnico tra la squadra di Pioli e quella di Knutsen. A scongiurare ancor di più un passo falso c’è in prima linea Ibrahimovic, che di certo non ha alcuna voglia di far sorridere i “vicini di casa” scandinavi. Un doppio incrocio per lui con la maglia di club, sempre contro il Rosenborg. È il 2002 e lo svedese gioca nell’Ajax di Koeman, con compagni come Van Der Meyde, Chivu e Litmanen. Reti inviolate all’andata e 1-1 al ritorno ad Amsterdam, con un Ibra appena 21enne che sigla la rete del vantaggio in tap-in su assist di Trabelsi. I Lancieri passano il turno, fanno fuori Arsenal e Roma e si arrendono solamente ai quarti di finale proprio al Milan di Ancelotti, futuro campione a Old Trafford. Se questo non bastasse, Zlatan si è anche esaltato con la maglia della nazionale nel derby scandinavo: due 0-0 nel 2002 e nel 2015, ma uno show totale nel giugno 2013. A Stoccolma Ibrahimovic apre le danze dopo nemmeno due minuti e raddoppia al 20’, per poi rispondere al 2-2 degli ospiti con una potentissima punizione nel secondo tempo, chiudendo la tripletta e ribadendo la supremazia peninsulare con il 4-2 della Friends Arena.

IN ROSSONERO

—  

Non sono proprio facilissimi da ricordare, ma ci sono stati due giocatori provenienti dalla Norvegia a indossare la divisa del Milan. Insieme hanno totalizzato 40 presenze e 7 reti e rispondono ai nomi di Per Bredsen e Steinar Nilsen. Il primo è un attaccante arrivato nel ’56 dopo un passato triennale alla Lazio e una stagione illuminante in Serie B da 14 reti con l’Udinese: per lui 5 gol in campionato (di cui due alla Juventus, uno per partita), che però non gli valgono la riconferma. C’è ancora la regola dei tre stranieri e gli altri due – Liedholm e Schiaffino – sono di un altro pianeta. Punta rapidissima, in patria è ancora ricordato come uno dei più forti di sempre grazie alla dotazione tecnica, tattica e balistica, ma in rossonero rimane un solo anno per poi passare al Bari e al Messina, di nuovo in B. L’esperienza di Nilsen è invece ancor più recente e risale al 1997: per lui, difensore potente e massiccio, solamente 7 presenze in rossonero e una rete su punizione nello storico 5-0 nel derby di Milano del gennaio successivo, in Coppa Italia. Il centrale, proprio in quel match, rimane a terra per un tackle di Ronaldo e si vede costretto a farsi operare il menisco e a rimanere ai box per un paio di mesi, per poi trasferirsi al Napoli nell’operazione che porta Ayala a Milano. Accusato a fine 2007 di aver aggredito una persona in un bar con un boccale di birra, Steinar Nilsen ha vinto un solo trofeo in carriera, ovvero la Coppa di Norvegia del 1996 con la maglia del Tromsoe, prima di passare in rossonero. Chi ha battuto in finale? Proprio il Bodoe/Glimt.

Precedente United, Paul Parker attacca Maguire: "È capitano solo perché pagato tanto" Successivo Sampdoria, in gruppo Depaoli e Gabbiadini

Lascia un commento