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Il primo tecnico di Pellegri: “Tornerà un fenomeno grazie a Ibra”

Alex Bazzigalupi racconta il neo rossonero: “Da bambino era fissato, si metteva lì e cercava di imitare Zlatan. Il Milan è la piazza giusta per rinascere. La sua forza? La famiglia”

Il destino è così, trova sempre la sua via. Ditelo a Pietro Pellegri, l’enfant prodige di Genova, in gol a 16 anni e recordman ovunque. Da bambino lo chiamavano il “mini Ibra” per via del suo fisico, già bomber in mezzo ai ’98 nonostante fosse un 2001. “Una volta partecipò a un torneo con ragazzi più grandi di tre anni e segnò 4 gol”. Parola di Alex Bazzigalupi, suo primo mister, occhio lungo da scout. “Capii subito che c’era qualcosa di speciale”. Col tempo l’hanno visto tutti.

Come Ibra

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Destino, dicevamo, perché da oggi il “mini Ibra” giocherà proprio accanto a Zlatan, suo idolo da sempre. I due si passano vent’anni, ma Alex è convinto: “Pietro tornerà a essere il fenomeno che è proprio grazie a Ibra. Viene da anni difficili, il Milan è la piazza giusta per rinascere”. Di nuovo in Serie A dopo Montecarlo, lasciata dopo soli due gol in tre stagioni. “Le qualità non si discutono”. Mister Alex le notò per primo. Pellegri aveva 6 anni, papà Marco – oggi team manager del Torino – lo portò alla Pegliese per divertirsi. “Un predestinato, lo dico davvero. Giocava già con i ’99, ha sempre avuto una fisicità fuori dal comune. Partiva a testa bassa e andava a segnare. Quanti gol, la buttava sempre dentro”. Tempo due anni e il padre lo porta a Genova, dove lavorava. Scelta giusta: “Non aveva senso aspettare, Pietro era oltre. È uno di quelli che vedi una volta e basta. La sua forza, poi, è sempre stata la famiglia: attenta, seria, educata”.

Foto ricordo

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Alex vive a Pegli, si occupa di traslochi, ma quando stacca dal lavoro allena i ragazzini della Multedo, ponente genovese. Una seconda casa: “Credo nella coordinazione. Sono convinto che Ibra sia diventato il fenomeno che è grazie ai trascorsi nelle arti marziali. Spero che Pietro lo segua passo dopo passo”. Come da bambino. “Era fissato. Si metteva lì e cercava di imitarlo. Il padre era sicuro che sarebbe arrivato ad alti livelli”. E il giorno in cui Pellegri segnò due gol alla Lazio in Serie A – il più giovane di sempre, 16 anni e 112 giorni – scoppiò a piangere in panchina. Quasi nascosto, in disparte, perché i Pellegri sono così: “Ho pianto anch’io ovviamente”, racconta Alex. “Vivo a Pegli, il paese in cui è nato, quindi conosco i nonni, i genitori, gli amici. Quando ha segnato quei due gol, io e gli altri suoi ex compagni gli abbiamo mandato una foto insieme”. Il gruppetto storico della Pegliese, foto ricordo, oggi in un targa a casa di Alex. Fede, Luca, Ricky, Ringhio, Andrea, Davide, Nicolò, Pietro. Un ragazzo d’oro pronto a fare ancora la storia: “Ci devono solo credere”. Il primo a farlo è stato Alex.