«Il Pogba brasiliano? No, io sono Gerson»

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«Il Pogba brasiliano? No, io sono Gerson»
© AS Roma via Getty Images

Il giocatore della Roma: «Lo prendo come un complimento, ma ho un mio stile. Sono versatile, posso giocare in tutti i ruoli del centrocampo. Totti è il mio idolo»

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Il giocatore della Roma: «Lo prendo come un complimento, ma ho un mio stile. Sono versatile, posso giocare in tutti i ruoli del centrocampo. Totti è il mio idolo»

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ROMA – “Il Pogba brasiliano si ispira a Totti per affermarsi nella Roma e per trasformarsi nella grande scommessa del tecnico Luciano Spalletti in questa stagione”. Comincia così, sul sito brasiliano ‘Globoesporte’, una lunga intervista a Gerson, chiamato appunto il ‘Pogba brasiliano’ ai tempi in cui cominciò ad affermarsi nel Fluminense e che ai suoi connazionali ha raccontato i suoi primi mesi di vita, calcistica e non, nella Città Eterna. Ai brasiliani viene anche ricordato che “il ragazzo, di appena 19 anni, ha avuto la possibilità di mostrare le proprie qualità, con 11 presenze di cui cinque da titolare. Sabato scorso è stato la grande sorpresa, visto che è stato schierato dall’inizio nella ‘classica’ del calcio italiano contro i rivali della Juventus. Ha giocato appena 45 minuti nel match perso per 1-0, non rendendo molto nella posizione di esterno destro di attacco. Ma la sua versatilità piace all’allenatore, che lo sta provando in varie posizioni”.

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STILE PERSONALE – Intanto è stato più volte criticato dalla stampa, ma non sembra preoccuparsene. “Non credo di aver sprecato le opportunità che mi sono state concesse – spiega Gerson -. Sono appena alla mia undicesima presenza e so che devo darmi parecchio da fare nel mio club e che avrò altre opportunità. Quindi lavoro molto affinché ciò accada: non ho segreti”. ‘Globoesporte’ ricorda poi che Gerson era seguito anche da Barcellona e Juventus, ma che è stata la Roma a credere più di tutti in questo giocatore, che poi però, nel gennaio scorso, non ha accettato di andare sei mesi in prestito in un’altra squadra italiana (il Frosinone n.d.r.). Quindi è tornato a Rio, dove nella prima squadra del ‘Flu’ ha giocato poco. “Questa storia che sarei il ‘Pogba brasiliano’ è cominciata ai miei inizi nel Fluminense, e l’ho presa come un elogio, visto che stiamo parlando di un grande giocatore. Ma io sono Gerson – continua – e ho il mio stile di gioco. In origine ero un trequartista, nel calcio brasiliano ero il famoso ‘numero 10’, il quarto uomo del centrocampo che distribuisce gli assist e viene da dietro per finalizzare le giocate. Ma io sono versatile e posso giocare anche in altri ruoli di metà campo. Ad esempio contro l’Astra ho fatto praticamente il mediano, che qui in Europa ha funzioni diverse da quelle che ricopre in Brasile, perchè cerca di più di costruire il gioco. La cosa mi piace, è tutta questione di adattamento“.

TOTTI E DE ROSSI – “Il mio esempio nel calcio mondiale è Totti – spiega Gerson – e poi De Rossi: questa è gente che si identifica con il club a cui appartiene, lo rappresenta e ne è la storia. Vedevo Totti giocare, in televisione, quando ero un ragazzino, e adesso gioco accanto a lui. È un tipo che trasmette sempre fiducia ai più giovani, li incoraggia, e un esempio per migliaia di giocatori nel mondo e quindi anche per me. Totti è una persona splendida, conversa con noi e averlo come compagno è un privilegio. Mi dà consigli sul calcio e sulla città, per me è una lezione quotidiana“. Come procede il suo adattamento fuori dal campo? A Gerson piace Roma? “La città mi piace molto – risponde – anche se la sto ancora conoscendo. Ma con la routine degli allenamenti quasi non esco da casa. Io sono un tipo casalingo, e poi mia moglie e mia figlia sono qui con me. Così mi sto adattando all’Italia e al club. C’è anche mio padre, che ogni mese mi viene a trovare“.

PAZIENZA – Poi una considerazione: “Quando sono tornato a Roma – dice – ho capito che qui il calcio ha metodologie e concetti differenti. Ma sono entrato in partita grazie all’aiuto dei miei compagni e dell’allenatore, e del lavoro duro che svolgo in allenamento. Il club mi dà tutto l’aiuto possibile”. Perché i suoi ex compagni di nazionale under 20, come Gabigol, non stanno andando bene? “Non posso parlare per lui, che per me è un giocatore straordinario. Posso solo ripetere che qui è tutto diverso e ci vuole tempo e pazienza per adattarsi. Poi le cose variano molto da club a club“.

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