Il Napoli sale sull’ottovolante: Osimhen piega un bel Toro

L’attaccante all’81’ firma la rete che vale alla squadra di Spalletti l’ottava vittoria su 8

dal nostro inviato Mario Pagliara

17 ottobre – NAPOLI

È qui la festa, sotto la luce di una splendida luna napoletana. Il deejay che avvia la musica è Victor Osimhen, e il Napoli infila l’ottava meraviglia firmando il controsorpasso al Milan in vetta al campionato. Il Toro si arrende 1-0 nel finale alla capolista, che intanto eguaglia anche il record degli otto successi consecutivi risalente all’epoca di Maurizio Sarri. I granata di Juric escono a testa alta dall’esame del Maradona, dopo una gara di attenzione e contenimento, ma pagano caro l’ennesimo finale di partita e tornano casa con la seconda sconfitta consecutiva dopo il derby. Pur giocando per lunghi tratti senza brillantezza, il Napoli fallisce comunque un rigore nel primo tempo con Insigne, si vede annullare un gol con Di Lorenzo dalla Var e sbatte sul palo con Lozano nella ripresa.

lacrime napoletane

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Pronti via, ed è subito un colpo al cuore. Perché la prima fotografia della notte del Maradona rilancia sugli schermi televisivi di tutto il mondo (120 i Paesi collegati) le lacrime del centrocampista del Torino, Rolando Mandragora, napoletano del quartiere Scampia. È il sesto minuto, Mandragora prova un lancio lungo ma poco dopo si accascia al suolo, una mano sul ginocchio destro (quello operato a giugno di un anno fa per la rottura del legamento crociato anteriore) e l’altra sul viso. La partita di Rolando è già finita, costretto ad uscire in lacrime davanti a uno stadio ammutolito. Al suo posto, Juric lancia nella mischia il ventunenne Kone, prodotto del vivaio granata, rientrato all’inizio di questa stagione dal prestito al Cosenza: è il suo debutto in Serie A. Pochi minuti prima, Spalletti e Juric avevano presentato rispettivamente il Napoli con il tridente Politano, Osimhen, Insigne, e il Torino con Linetty e Brekalo alle spalle di uno stanchissimo Sanabria (e si vede, a causa degli impegni con il suo Paraguay).

insigne, che combini

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Nel primo tempo non è un Napoli brillante né spettacolare, il Toro firma una prestazione di massima attenzione tattica, provando a limitare gli errori. Alle volte ci riesce, altre no: come al 25’, quando Kone atterra Di Lorenzo e l’arbitro Sacchi non ha dubbi nell’assegnare il rigore per gli azzurri. Dal dischetto Insigne calcia malissimo, Milinkovic Savic è invece attentissimo e riesce a parare in due tempi. Si va avanti al piccolo trotto, con gli strappi di Osimhen (al 10’: conclusione violenta di poco sulla traversa; al 20’: svetta di testa su cross di Di Lorenzo, ancora alto). Il Toro arretra e si difende, il Napoli sembra sornione, d’improvviso accelera ma senza sfondare. Molto lontano dalle sue serate migliori. Alla mezz’ora la reazione granata è nel tiro di Brekalo, intercettato da Ospina. Insigne prova il tiro a giro (42’) ma è la sua versione più opaca: si spegne in curva. E allo scadere del primo tempo il brivido corre sulla schiena del Napoli quando il Toro scappa in contropiede ma Sanabria non inquadra la porta.

la var e il palo

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Quando si riparte dopo l’intervallo i due tecnici non cambiano nessuno dei protagonisti. E la partita continua ad offrire il copione dei primi quarantacinque minuti: il Napoli ci prova, ma l’organizzazione tattica dei granata riesce a far incartare gli azzurri. Le certezze del Toro scricchiolano dopo dieci minuti, quando un’entrata gratuita di Linetty regala un calcio di punizione al Napoli dal limite sinistro. Sugli sviluppi, Di Lorenzo insacca di testa (lo perde Djidji) ma l’urlo del Maradona è strozzato in gola dopo un lunghissimo check (durato quasi cinque minuti): l’arbitro Sacchi annulla il vantaggio del Napoli per la posizione di fuorigioco di Di Lorenzo. A questo punto, Spalletti si gioca la carta Lozano (fuori Politano). E proprio il messicano, al 18’, va vicinissimo al gol: il suo incrocio si stampa sul palo. La partita sale di tono, e il Toro ci sta: perché due minuti dopo Brekalo sfoggia la specialità della casa, il dribbling, trovandosi a tu per tu con Ospina chiamato a firmare un intervento risolutore.

ritorna belotti

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Quando è da poco trascorsa l’ora di gioco, Juric cambia il suo Toro ricorrendo alle forze fresche dalla panchina. Al 21’ sulla scena torna Andrea Belotti, entrato al posto di Sanabria: riecco il Gallo cinquanta giorni dopo l’infortunio alla seconda giornata a Firenze. Entrano anche Buongiorno (per Rodriguez) e Pobega (per Linetty). Ma la palla più ghiotta capita ancora sui piedi di Brekalo (25’), arrivato in corsa sul servizio di Singo: aggancia, ma non inquadra la porta.

la potenza di osimhen

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È questo il miglior momento di un Toro compatto e ordinato, e Spalletti intuisce che è il momento di dare una scossa. E ci prova con gli ingressi di Mertens (al rientro, per Zielinski) e Elmas (per Insigne). Nella parte finale della partita, i granata si affacciano anche con spunti interessanti nell’area presidiata da Koulibaly, ma c’è sempre da fare i conti con un irresistibile Osimhen. Al 32’ nasce tutto da una combinazione di tecnica pura tra il nigeriano e Mertens, poi un rimpallo favorisce l’assist di schiena di Elmas sul quale si avventa Osimhen con un’elevazione che ha del prodigioso: Milinkovic non può nulla, e il Maradona adesso può esplodere (è il suo quinto gol in campionato). Nel finale c’è tempo per Juan e per Warming (altro esordio in Serie A), ma è troppo tardi. E l’ultima cartolina dal Maradona la regala il pubblico napoletano che canta e salta di gioia. A Napoli si sogna a occhi aperti.

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