Il Napoli ha già puntato un’altra stella georgiana

NAPOLI – Se sei georgiano e hai (quasi) vent’anni e giochi in attacco e dribbli anche l’aria, non si scappa: sei il nuovo Kvara, secondo le tavole antiche del calcio e forse anche del giornalismo, seguendo quei percorsi talvolta tortuosi degli accostamenti che si rivelano inevitabili. Se ti chiami Giorgi Kvernadze e hai lampi di genialità diffusa e ci aggiungi un pizzico di esuberanza – sarebbe la faccia tosta – e spacchi il video, in ogni highlights che viaggia ovviamente alla velocità della luce su Google, non c’è scampo: il tuo destino, vero o verosimile che sia, vola in direzione Napoli, la città del futuro. E se c’è poi un’eco social, diffuso nel pieno delle vacanze di Natale, nel vuoto cosmico di questi giorni gonfi di pranzi abbondanti, c’è una «comanda» in più, destinazione Castel Volturno. Giorgi Kvernadze l’ha capito in fretta che sarebbe andata a finire così, è un classico, ed era scritto sulla battigia del football che prima o poi sarebbe successo, che gli avrebbero sistemato addosso – con tutte le conseguenze del caso – un accostamento del genere: il Kvara che verrà, un fratellino vista la differenza di età, sta alla Fc Telavi, in Georgia (e dove, sennò), s’industria a sinistra per andare a chiudere con il suo piede migliore, spacca le difese con accelerazioni improvvise, fa un male alla carne altrui, ed ha gli occhi di Cristiano Giuntoli addosso. E pazienza, anzi tanto meglio, se su Transfermarkt la quotazione sia umanissima, persino meno: 300 mila euro per regalarsi un sogno, uno spillino di una wags qualsiasi, una fuoriserie (usata), mentre Kvernadze è un bambino che asseconda un progetto.

Capolavoro

Il Napoli fa così, da un bel po’, però quest’anno ha espresso il meglio di sé, andando a scovare in terre sconosciute e certificando la potenza di un’idea possente, germogliata un bel po’ di tempo fa e capace di scuotere le coscienze d’un calcio a volte anestetizzato da se stesso. «Il capolavoro è stato realizzato quest’anno ma qui c’è un seme che è stato gettato negli anni». Filippo Fusco sa come si lavora con i giovani, vinse da diesse il campionato di serie B con il Napoli che lanciò Matuzalem, si è ripetuto a Verona con Fabio Pecchia in panchina, ha sviluppato l’Under 23 della Juventus, e ora scava nel passato, si direbbe nella storia, di un club che ha cominciato presto a sentirsi diverso: «De Laurentiis ha dimostrato di avere il coraggio che ad altri è mancato, perché certe operazioni sono ormai cicliche: il Napoli non ha mai avuto paura di vendere i migliori e di ricostruirsi intorno a quelle operazioni. Accadde con Cavani, nel 2013, e con quella cessione si aprì un ciclo che è durato quasi un decennio. E’ successo poi di nuovo la scorsa estate, stavolta con il capolavoro di Giuntoli, che non solo ha rinunciato a Koulibaly, Insigne e Mertens, tre leader storici, ma è stato capace di sostituirli con un giovane come Raspadori, e con due investimenti mirati e straordinari come Kim e Kvara».

Napoli, Raspadori e Osimhen trascinatori: Crystal Palace ko

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Vive la France

Ma pure se non sei georgiano e hai ventidue anni, e se giochi nel Lille, l’ex squadra di Osimhen, hai ugualmente ottime possibilità di finire sotto la lente di ingrandimento del Napoli, che tra sei mesi qualcosa in difesa dovrà pur comprare, perché Juan Jesus ne avrà trentadue e su Kim, si suppone, potrà scatenarsi un’asta. Tiago Emanuel Embalo Djaló è un portoghese che è cresciuto in Italia – toccata e fuga nella Primavera del Milan, prima di essere infilato nella trattativa Leao – e in Francia, con il Lille, sta imperversando: quattordici presenze e persino due gol. Come se fosse georgiano. 


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