Il muro dell’Italia insegue la storia: è a 89’ dal record di imbattibilità

Mancini non prende gol da 11 gare di fila: se Gigio si confermerà anche con l’Austria, verrà superato il primato dei 1.143 minuti

Fabio Licari

23 giugno – ROMA

Quando Emanuel Sanon morì di un tumore al pancreas a 56 anni, il 21 febbraio 2008, Haiti gli regalò i funerali di Stato davanti a diecimila persone per le quali era rimasto un mito. Sanon aveva segnato gli unici due gol di Haiti al Mondiale, tutti nel 1974: il secondo all’Argentina e il primo, storico, all’Italia, nella gara di debutto del 15 giugno, bruciando Spinosi in un velocissimo contropiede e infilando l’incolpevole Dino Zoff. Era il 1’ del secondo tempo. L’Italia ribaltò il risultato in 3-1, ma di quel pomeriggio si ricorda il «vaffa» di Chinaglia a Valcareggi per la sostituzione e quel gol che spezzò un record incredibile: Zoff cadde dopo 1.143’ di imbattibilità. Non ne subiva uno dal 20 settembre 1972, Italia-Jugoslavia 3-1, Vukotic al 73’. Record personale e anche della Nazionale: nessuno ha fatto meglio da allora. Quarantasette anni dopo, quest’Italia è a un passo dall’abbatterlo.

IL DOPPIO INSEGUIMENTO

—  

Quelli non erano tempi da turnover, in panchina andavano in tre e neanche si era sfiorati dall’idea di cambiare il portiere. Oggi è molto diverso: Mancini (come i colleghi c.t.) ha distribuito partite e minuti agli altri portieri azzurri per farli sentire parte del progetto. Ecco perché i due inseguimenti al primato vanno separati. L’Italia come Nazionale è arrivata a 1.055’ di imbattibilità: se con l’Austria resisterà per altri 89’, sarà nuovo record mondiale. Ma Donnarumma no: lungo questo ciclo, infatti, il futuro portiere del Paris Sg è rimasto in porta per 874’. Il resto è da condividere con Sirigu (91’, compreso il minuto “premio” concesso con il Galles), Cragno 63’ e Meret 27’. Insomma, Zoff è lontano. Ma con i suoi 874’ Donnarumma è il terzo della storia azzurra, davanti a lui anche Zenga con 936’: altri 63’ con l’Austria e il secondo posto dopo Zoff sarà suo.

EQUILIBRIO DI SQUADRA

—  

Ora dimentichiamo tutte queste cifre: quello che importa è andare avanti, anche con un bel 5-4 all’Austria e, ci scusi Donnarumma, al diavolo i record. Ma non si arriva a 1.055 minuti per caso. E non è soltanto merito di un comunque grandissimo portiere. È che l’Italia ha trovato un equilibrio impressionante tra la fase offensiva e quella difensiva. Una linea alta a tre, con un esterno che si sgancia (Spinazzola) e un altro che si accentra a protezione delle ripartenze: non era scontato che Florenzi si adattasse così bene. Una coppia di centrali titolari “da università”, come diceva Mourinho di Bonucci-Chiellini i quali, già nel 2016, con la collaborazione di Barzagli, avevano reso invincibile Buffon. Riserve “quasi titolari”, Acerbi e Bastoni, sempre affidabili e sicuri quando chiamati in causa. Una protezione supplementare che arriva dalla diga Jorginho, dai rientri di Barella, dal lavoro in copertura di Berardi (o Chiesa) e Insigne. E Donnarumma che a 22 anni sembra incamminarsi sul percorso di Zoff e Buffon.

POSSESSO E DISIMPEGNI

—  

Tornando all’Euro, la statistiche dicono che fin qui avvicinarsi alla porta azzurra è un problema (per gli attaccanti). Ancora nessun gol subito e soltanto due parate di Donnarumma in tutto il torneo: solo Germania e Spagna hanno fatto meglio, una parata per Neuer e Simon, ma con una partita in meno, e comunque loro hanno subito gol, noi tre partite senza. E poi una voce che spiega tanto: i “disimpegni tentati”, quando il difensore prende palla e la smista, sono 24 contro i 113 dell’ultradifensiva Finlandia. Come dire: dalle nostre parti non si arriva, grazie anche al baricentro alto e al possesso palla (58%), secondo solo a quello spagnolo (72%) ma molto più dinamico e verticale. Come diceva il grande filosofo svedese Nils Liedholm, «Se la palla l’abbiamo noi, gli altri non possono segnare».

MEDIA: 0,40 A PARTITA

—  

Anche per questo non prendiamo gol da undici partite di fila e ne abbiamo subito uno nelle ultime quindici (Van de Beek al 25’ di Italia-Olanda 1-1, l’ultimo gol preso in assoluto). Tutto il ciclo di Mancini è stato caratterizzato da una grande attenzione difensiva malgrado l’atteggiamento d’attacco: solo 14 reti subite in 35 partite (alla media di 0,40), un dato ciclico nel calcio italiano. Meno frequente invece è lo “score” offensivo: 85 gol in 35 match, alla media di 2,4 a partita.

RECORD EUROPEI

—  

Nella storia dell’Europeo, dal 1960 a oggi, nessuno si è difeso come noi: in 41 partite nelle fasi finali abbiamo subito soltanto 27 reti (media 0,6). Soltanto Spagna e Galles (0,9) e Portogallo (0,95) sono sotto un gol a partita. La Germania è a quota 1, la Francia a 1,1, le altre peggio, tranne la Norvegia che ha subito un solo gol ma in appena tre partite. Una partita ancora e l’incredibile primato del 1974 verrà infine battuto. Ma il record è uno sfizio: quello che conta è altro.

Precedente Covid alle spalle, Kulusevski pronto a prendersi la Svezia (e poi la Juve)

Lascia un commento