Il ministro del senso comune

Ma che bella risposta ha dato ieri il nostro cittì, commentando le frasi del ministro della Salute, Speranza, secondo cui “si parla troppo di calcio e poco di scuola” . “La scuola e il lavoro – ha detto Mancini – sono un diritto, ma anche lo sport lo è”. Per questo da ieri non è solo il tecnico che ha riportato l’Italia ai vertici del calcio grazie a quei giovani che questo Paese, nella scuola e nel lavoro, umilia. Ma è anche l’unico uomo di sport che ha sconfessato con una battuta il più becero dei luoghi comuni, da mesi ormai sulla bocca di politici che di luoghi comuni campano.

Non se ne può più di questo linguaggio dell’inutilità, che sottolinea ciò che è ovvio. La scuola è la cosa più importante? E allora spiegate perché l’avete tenuta chiusa sei mesi, quando la maggior parte dei Paesi europei la riapriva, e perché ancora adesso la fate viaggiare a scartamento ridotto, con cattedre scoperte, con ragazzi disabili senza sostegno, con concorsi che rinviate perché volete imbarcare precari per blindare consenso elettorale. Chi come noi riconosce, senza bisogno di sottolinearlo, il valore della scuola sa bene che la sua centralità non impedisce che altri universi formativi possano affiancarla, concorrendo all’educazione dei giovani e al benessere di una comunità.

La scuola e lo sport non sono nemici, ma alleati. L’idea di introdurre una contrapposizione tra questi due mondi è insieme specchio di insipienza e malafede. Insipienza perché una comunità che accetta di convivere con l’emergenza organizza la vita sociale con responsabilità ed efficienza, difendendo tutti gli spazi possibili di libertà e di espressione. Malafede perché il moralismo antisportivo copre la coda di paglia di un sistema sanitario che ancora fa acqua da molte parti, soprattutto sul territorio, e che non è in grado di garantire una ripartenza in sicurezza del Paese.

Roberto Mancini ha affermato una verità semplice, così evidente eppure così oscurata da tanta demagogia: che lo sport è un diritto, anzi è parte di quel diritto alla salute che Speranza dovrebbe tutelare con meno approssimazione di quanto dimostri il pasticcio di Juve-Napoli. Che non è solo prova della meschina litigiosità dei presidenti dei club. Ma anche l’effetto di una legislazione d’emergenza confusa e contraddittoria. Che scrive con una mano la quarantena hard e con l’altra la quarantena soft, lasciando che entrambe coesistano nel sistema. Quale delle due quarantene abbia la priorità dovrebbe dirlo il ministro della Salute, invece di lasciare che confliggano l’una con l’altra a seconda di chi le maneggia, che sia la Federcalcio, il comitato tecnico scientifico o piuttosto un medico della Asl.

“Pensare prima di parlare”: questo l’invito di Mancini a Speranza. Un sassolino che il cittì si toglie dalla scarpa, dopo troppi discorsi nei quali, per dirla con Manzoni, il buon senso se n’è stato nascosto per paura del senso comune. Un’emergenza globale come quella che affrontiamo ha bisogno di buon senso, che è frutto di ragione e misura, non di senso comune, che contrabbanda menzogne per verità. Il senso comune dice che “si parla troppo di sport”. Il buon senso ribatte che di sport è giusto parlare, vivere e amare, tanto più adesso.

Voi, cari lettori, cosa ne pensate? Scrivetelo sul sito e sui social del Corriere dello Sport-Stadio.

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