Il Milan è spremuto, Pioli fatica a rianimarlo: ora al tecnico serve un piano B

L’allenatore non ha quasi mai deviato dal 4-2-3-1 ma le energie per interpretarlo al meglio scarseggiano: per lo sprint finale serve una mossa vincente

I meriti di Stefano Pioli nel miglioramento del Milan rispetto alle ultime stagioni sono incancellabili, e non basterà un finale di campionato accidentato per metterli in discussione. Preparato, ottimo gestore di uomini, impeccabile nello stile: il tecnico rossonero s’è fatto apprezzare in tanti aspetti fondamentali per essere un allenatore “da Milan”. Detto questo, è evidente che Pioli stia faticando a distillare dalla squadra le ultime gocce di energia: la rosa sembra stanca in molti elementi chiave (Kessie e i centrali, solo per fare qualche esempio) e la partita dell’Olimpico ha dimostrato quanto sia difficile “spremere” ulteriormente i giocatori.

Tattica

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Il Milan post-lockdown del marzo 2020 cambiò passo anche grazie a una condizione fisica eccellente: il programma dello staff di Pioli aveva reso brillanti le gambe di un gruppo mediamente molto giovane, in grado dunque di sopportare un certo tipo di lavoro atletico. I mille impegni di un calendario iniziato coi preliminari di Europa League, però, alla fine hanno presentato il conto. E il 4-2-3-1 tanto caro al tecnico emiliano (pur con qualche leggera modifica, come il 4-2-2-2 visto col Sassuolo) ha progressivamente perso efficacia, nonostante i dati – Pioli lo ripete spesso – non mostrino cali a livello di corsa, chilometri percorsi e altri parametri. Cambiare in corsa è sempre difficile, farlo nelle ultime 5 giornate di una Serie A così combattuta lo è ancora di più: a Pioli, però, ora serve un coniglio da estrarre dal cilindro, qualcosa che renda meno prevedibile questo Milan un po’ logoro. Altrimenti sarà dura migliorare i risultati nei confronti diretti con le altre pretendenti ai posti Champions.

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