Il Milan dagli americani agli sceicchi: Berlusconi d’Arabia

Il Milan diventerà proprietà araba. Due o tre cose bisogna pur dirle nell’imminenza della storica firma che consegnerà il Milan agli sceicchi.

Il club passerebbe da un fondo all’altro. Dagli americani Elliott agli orientali del Bahrain. La cifra è pronta: 1.180 milioni, cifra record. Il nuovo fondo  – Investcorp – opera da Londra ma ha altri 13 uffici nel mondo. Ha un patrimonio in gestione di 37,6 miliardi e si occupa di tanti settori, dalla moda agli immobili.

Ora è sedotto dal calcio e pensa in grande nello sport. Dicono che abbia presentato un progetto di rilancio semplicemente faraonico per entrare nella élite d’Europa. I tifosi rossoneri  sognano. Ci sta. Detto questo, al netto di una comprensibile euforia, saranno opportune alcune riflessioni.

1) BELLO E RISCHIOSO

Piace l’arrivo del Berlusconi d’Arabia. Fa sognare la combinazione “Petrolio & miliardi “. Oltretutto entità del Golfo Persico hanno in mano una quindicina di club. Registriamo anche, con piacevole curiosità, il crescente interesse per il calcio parte di Qatarioti ed Emiratini.

Però il Medio Oriente sta stravolgendo il calcio europeo. Lo sta taroccando. Il calcio insomma si sta snaturando. Da passione a business. È questo ciò che vogliamo? In Italia chi si è  posto il problema? Possibile che il delirio di onnipotenza di Abramovic al Chelsea, e relativa fuga da Londra,non abbia allertato nessuno? D’accordo, gli arabi non sono russi, la provenienza del loro denaro è tutt’altro che oscura. Ma mettono gli affari davanti a tutto. Ergo il cambio di padrone qualche rischio non è da escludere.

2) AVANZA LO STANIERO. E POI?

Abbiamo proprietari cinesi, americani, canadesi. Persino in serie B. Ora gli arabi. E poi? I tedeschi hanno fiutato il pericolo: in Bundesliga il 51% di un club deve restare in mani germaniche. Prendere o lasciare. Mi viene da dire (e mi costa): Dio salvi i tedeschi. Tengono duro. Per ora, almeno.

Noi inneggiamo alla globalizzazione. L’Emiro di Doha ha addirittura tre club: il Psg di Messi, Mbappé, Neymar; la Leonesa in Spagna,  il Kas Eupen in Belgio.

Una parata di stelle nella città glamour per eccellenza e due satelliti, piccoli e ambiziosi. La Cultural y Deportiva Leonesa che vuole salire la china ed abbandonare al più presto la serie C spagnola. Il Kas che in A c’è già,vorrebbe restarci e non farsi soffiare i suoi 5 Nazionali. Poche storie: i fondi dilagano con i petrodollari.

Due esempi: il fondo Pif (fondo sovrano della Arabia Saudita, sede a Riad, presidente il principe ereditario) solo per il Newcastle ha un capitale in gestione di 446,4 milioni.

Il fondo sovrano del Qatar che detiene il 100% del PSG (pilota da Doha lo sceicco  Abdulla Al-Thani; mostruoso il fatturato di 335 miliardi di dollari americani) ha un capitale in gestione per il club parigino  di 413,8 milioni di euro. C’è poco da aggiungere. Il Medio Oriente è già qui.

3) VIETATO ABBASSARE LA GUARDIA

D’accordo, il Milan ha fretta di tornare al top, non vince lo scudetto da 11 anni, una  Champions da 15. Col presidente cinese (2017-2018) non ha raccolto un granché (eufemismo). Con Elliott – presidente Scaroni (dal 2018) – c’è stata una tribolata ricostruzione ancora lontana dalle attese. Di qui l’urgente necessità del popolo rossonero di ritrovare la via smarrita della gloria. Di qui l’euforia per un Milan d’Arabia.

Occhio però: il fondo Elliott ha speso 705 milioni e ne guadagnerebbe 300 dalla cessione. E se ne va. Missione compiuta. Resta, chiaro e forte, l’avviso-profezia del New York Times. Con la solita chiarezza e lungimiranza ha scritto: “In Europa il pallone rischia di sgonfiarsi perché non ha mai vigilato su sé stesso, sugli eccessi, sulle disinvolture di chi ha trasformato il gioco più bello del mondo in un gioco da Borsa, stock option, in commissioni spaventose pagate a procuratori che con un gol o con una parata c’entrano come cavoli a merenda“.

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