Il metodo Juric: un calcio aggressivo, i due “trequartisti” gli uomini chiave

Andando a riguardare il suo Verona che ha brillato in A, erano decisivi i “tuttocampisti” dietro il 9, come Barak e Zaccagni, e gli esterni

La sua cifra è l’aggressività, dentro e fuori dal campo. Le sue squadre mordono. Ivan Juric non ha un carattere morbido, anche se, come si usa dire, è meglio avere un caratteraccio che esserne privi in assoluto. Al Torino potrebbe trovare il personale posto delle fragole, perché il Toro è impetuoso per definizione e storia. Juric è chiamato a risvegliare il “tremendismo granata”, valore da rinverdire. Lo farà, presumiamo, con il sistema che adotta da anni e che gli ha permesso di diventare qualcuno al Verona: il 3-4-2-1, di estrazione “gasperiniana”. Juric ha giocato come mediano nel Genoa di Gian Piero Gasperini, ne è stato il vice all’Inter – parentesi breve e infelice – e al Palermo, altra esperienza tormentata. Poi si è staccato dal maestro-precettore e si è messo in proprio. È partito dal Mantova, in Serie C. A seguire il Crotone, il Genoa a più riprese e il Verona, dove si è consacrato.

Il principio base

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Al di là dei numerini da prefisso, il principio fondamentale del gioco di Juric è il recupero della palla il più in “alto” possibile sul terreno. Non appena la squadra perde il pallone, esige che lo riconquisti con una pressione feroce. Non sono tollerati tentennamenti o blandi riposizionamenti. Nella metà campo avversaria il pressing diventa occasione per ripartenze corte e micidiali. Nella propria può fruttare contropiede lunghi e pungenti. Nel 3-4-2-1 dell’allenatore croato i due attaccanti dietro il centravanti non sono punte, ma trequartisti o mezzali, tipo Zaccagni e Barak nell’ultima stagione al Verona. Giocatori duttili, bravi a sdoppiarsi: centrocampisti aggiunti in non possesso, trequartisti incursori quando si imposta. In questa matassa mobile tra le due trequarti l’Hellas aveva il suo punto di forza, sbrogliarla era complicata. La squadra di Juric costringeva gli avversari a giocare a male, li impigliava in una tela, con i due esterni che si abbassavano fino a comporre a una linea difensiva a cinque, tanto che il 3-4-2-1 mutava in 5-4-1. Compattarsi e contrattaccare.

Senza fronzoli

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Pochi fronzoli, niente ricami né elaborate costruzioni dal basso. Juric non è un cultore delle ragnatele di passaggi. Il Verona 2020-21 ha chiuso con 23 minuti e 31 secondi di possesso palla medio a gara, contro i 31 minuti e 11 secondi del Sassuolo di De Zerbi, primatista della specialità. Silvestri, il portiere, aveva la missione di rilanciare. Aggressività e sbrigatività le parole chiave. Juric vuole che la squadra vada di corsa e punti in fretta l’area altrui. Le due mezzali dietro la prima punta e gli esterni devono trasformarsi in attaccanti aggiunti all’occorrenza e devono avere “gamba”. Nel Verona 2020-21 i centravanti (Kalinic, Favilli e Lasagna) hanno deluso. Il miglior marcatore in campionato è stato il trequartista Barak, con 7 gol, seguito da Zaccagni, altro assaltatore tra mediana e attacco, e Dimarco, il laterale sinistro specialista delle punizioni, tutti e due con 5 reti.

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