Il mercato zavorra la rimonta scudetto del Milan. Gioia Roma dopo 85′ di nulla

Nomi non all’altezza: Pioli fa i cambi e viene raggiunto. Le milanesi escono ridimensionate da questo turno. Festa finale per Mou ma i giallorossi, finale a parte, non hanno prodotto nulla

Dopo l’Inter il minuto 93 è fatale anche al Milan. Un altro clamoroso 2-2 dopo quello di Monza, allontana Milano dal sogno della seconda stella per una delle due formazioni, ma il risultato di ieri è ancora più pesante in chiave scudetto perché allontana dal Napoli l’inseguitrice più vicina. Pioli passa da -5 a -7, viene raggiunto dalla Juve al secondo posto e perde la grande occasione di approfittare dello scontro diretto di venerdì al Maradona tra la squadra di Spalletti e quella di Allegri.

Le milanesi escono ridimensionate da questa giornata, ma al di là del modo in cui sono arrivati i due pareggi in extremis (l’Inter dopo aver segnato un 3-1 ingiustamente annullato e il Milan dopo aver dominato il gioco per 80’) c’è un dato che accumuna le due squadre: il mercato estivo non ha portato benefici alle due formazioni. Come l’Inter, così il Milan quando cambia peggiora. Ricambi all’altezza, ora che se ne possono fare cinque, sono fondamentali per recuperare risultati o controllarli quando sei in vantaggio.

Il black out del Milan negli ultimi 10 minuti di gara si deve chiaramente alla disperazione della Roma che ha provato il tutto per tutto, ma la gestione di quei minuti fa preoccupare. I gol sono arrivati entrambi su palla inattiva, ma le palle inattive arrivano quando ti ritrovi chiuso in area, commetti falli inutili, non controlli più il gioco. Fino agli ultimi minuti, con l’entrata in campo di alcuni giocatori al momento non da vertice, il Milan aveva giocato una partita senza alcun affanno, meritando ampiamente il doppio vantaggio. Senza neanche far vedere chissà cosa, ma davanti al nulla assoluto prodotto dalla Roma per 80’-85’ era bastato. Ci sono momenti in una stagione che pesano più di altri. Dopo averlo visto perdere con l’Inter, mettere pressione al Napoli in vista della sfida con la Juve restando a -5 era fondamentale per il Milan. Ora i partenopei possono permettersi due risultati su tre contro la Juve. Anche in caso di un pareggio e una contemporanea vittoria rossonera, il vantaggio resterebbe a +5 e dunque rassicurante.

Per terminare l’analisi sulla gara di San Siro due parole sulla Roma: il risultato chiaramente è stato accolto con entusiasmo dai giocatori, ma la squadra ha fatto il primo tiro in porta all’87’. L’abilità nei calci piazzati non può nascondere le enormi difficoltà nello sviluppare un gioco propositivo e accettabile. Quella di San Siro è solo l’ultima delle opache prestazioni della Roma di Mourinho. Senza schemi, idee, movimenti e quasi sempre con dieci giocatori sotto palla. Incapace di prendere l’iniziativa e di fare un convincente pressing offensivo. Eppure i giocatori ci sono come testimoniano proprio i cambi risultati decisivi nel riaccendere una fiamma finale. Basta leggere i nomi che aveva in panchina la Roma e quelli che aveva il Milan per rendersene conto. Mou ha inserito gente come Matic, El Shaarawy, Belotti e aveva a disposizione ancora Camara, Spinazzola, Vina, Solbakken, Shomurodov… Pioli ha inserito Pobega, Vranckx, De Ketelaere, Gabbia e il resto era davvero pochissima roba. Anche per questo è però risultato un grave errore di Pioli togliere Giroud, pilastro anche difensivo sulle palle alte, unico pericolo che la Roma poteva creare.

La Juve complice questo risultato prosegue la sua scalata. I bianconeri continuano a vincere di corto muso: 1-0 stentati, sul filo di lana, ma così tanti ormai da non poter essere considerati casuali. È il, rischioso, marchio Juve. Quando la rosa sarà al completo è lecito pretendere di più. Ma non è detto che quel di più con Allegri arrivi. Potrà bastare quanto vediamo per centrare una clamorosa rimonta scudetto?

Arbitri: Abisso continua a collezionare errori clamorosi, come quello del primo rigore regalato al Napoli con l’ausilio del Var Mondiale (!) Valeri che lo ha richiamato al monitor, dove però aveva il dovere di non commettere l’ennesimo grave errore della sua carriera.

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