Il meglio del derby d’Italia: da Platini e il Fenomeno a Scirea e Facchetti, la top 11 di Juve-Inter

Lippi e Mourinho in panchina, forti e vincenti: ruolo per ruolo, le nostre scelte dal secondo dopoguerra a oggi

Sebastiano Vernazza

22 novembre 2023 (modifica il 23 novembre 2023 | 12:13) – MILANO

La migliore Juve e la migliore Inter di ogni tempo. Anzi no, le formazioni top 11 a partire dal secondo dopoguerra, sennò il campo si allargherebbe troppo. E pazienza se questo orizzonte temporale taglia fuori gli juventini dei cinque scudetti consecutivi tra il 1930 e il 1935 – la Juve di Gianni Agnelli ragazzo: Combi, Rosetta, Caligaris, Monti, Orsi, Cesarini… – ed esclude Giuseppe Meazza, il fuoriclasse nerazzurro degli anni Venti e Trenta: gli hanno intitolato lo stadio di San Siro e secondo diversi storici calcistici è stato il miglior giocatore italiano di sempre. 

I primi dilemmi

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Dino Zoff o Gigi Buffon? Zenga o Julio Cesar o Sarti? La porta come primo dilemma. Nel caso della Juve, con Combi fuori concorso, il ballottaggio è impossibile perché coinvolge i due migliori portieri italiani in assoluto, campioni del Mondo tutti e due. Optiamo per l’esplosività di Buffon, a fronte di un’interpretazione del ruolo per nulla scenografica da parte di Zoff, ma siamo consapevoli della discutibilità e della fragilità della scelta. Tre i candidati forti nell’Inter. Giuliano Sarti è stato il portiere della Grande Inter di Helenio Herrera e delle prime due Coppe dei Campioni. Walter Zenga l’Uomo Ragno simbolo dell’interismo. Julio Cesar il baluardo del Triplete. Puntiamo su Julio Cesar, per omaggiare l’impermeabilità dell’Inter di Mourinho. 

In difesa

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Linea a quattro Juve: Gentile e Cabrini terzini; Scirea centrale di impostazione, e Chiellini centrale di marcatura. Per quanto si lascino fuori il Pallone d’Oro Fabio Cannavaro, il pirata “Morgan” Morini, Salvadore, Ferrara, Montero, Thuram, Barzagli, Bonucci… Nell’Inter si potrebbero riproporre i quattro del Mago Herrera – Burgnich, Guarneri, Picchi e Facchetti –, ma è impossibile privarsi di Javier Zanetti e del Muro Samuel o ignorare lo Zio Bergomi, qui posizionato al centro, nel ruolo della seconda parte di carriera. Lucio, Materazzi, Brehme e tanti altri avrebbero diritto, ma i posti sono limitati, anche in panchina. 

A centrocampo

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Il reparto più sacrificato, nei nostri assetti. Tardelli e Pirlo nella Juve, dinamismo e corsa l’uno, illuminata regia l’altro. Matthäus e Suarez nell’Inter, tempra tedesca l’uno e genio spagnolo l’altro. Tra i bianconeri rimangono ai margini Furino spirito di Juve, la raffinatezza del Barone Causio tra fascia e interno, il Pallone d’Oro Nedved, il principino Marchisio, i combattivi Davids e Jugovic, per stare in anni recenti. E nell’Inter niente spazio per Bedin e Bertini, icone degli Anni 60-70; per Oriali una vita da mediano e per Beppe Baresi; per Cambiasso e Sneijder menti del Triplete; per Veron e Stankovic; per Barella e Calhanoglu di oggi. 

In attacco

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Come si sceglie, si sbaglia. Troppa abbondanza. Nella Juve, per esempio, non abbiamo calcolato Sivori, Charles, Bettega, Paolo Rossi, Robi Baggio, Vialli, Trezeguet, Tevez, Dybala, Higuain e, lesa maestà, Cristiano Ronaldo. CR7 sta in in panchina perché ha segnato e vinto tanto, 81 gol, due scudetti e tre coppe nazionali, ma ha fallito in Champions, nella missione per cui era stato ingaggiato. Ce la siamo cavata con un quartetto offensivo anomalo: Del Piero, Palatini e Zidane dietro Giampiero Boniperti, impossibile da accantonare perché Boniperti è uno dei padri della patria juventina. Nell’Inter abbiamo disegnato due ali larghe del livello di Sandro Mazzola e Istvan “Stefano” Nyers, apolide capace di 133 gol tra la fine dei Quaranta e l’inizio dei Cinquanta. Davanti Ronaldo il Fenomeno e Bobo Vieri, la coppia a cavallo del millennio, più iconica che vincente, zero scudetti in nerazzurro, ma irresistibile per la miscela di tecnica e potenza. Tanti, troppi i “tagliati”: “Nacka” Skoglund e “Veleno” Lorenzi dei Cinquanta; Angelillo; Jair e Corso della Grande Inter; Bonimba Boninsegna con le sue rovesciate; il duo Beccalossi-Altobelli dello scudetto 1980; Serena e Diaz del campionato dei record; gli argentini Milito e Icardi. Sì anche lui, il fedifrago Maurito, ha diritto di stare tra gli eletti. E se guardiamo all’oggi, come si fa a non contemplare Lautaro Martinez? 

Gli allenatori

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Nessun tecnico schiererebbe mai due formazioni come quelle di questa pagina. Squadre disequilibrate, con sbilanciamenti. Nel centrocampo della Juve, il peso della fatica graverebbe sulle spalle di Tardelli e “Schizzo”, per quanto bravo, non reggerebbe l’impatto. Più o meno lo stesso nella mediana interista, con un’aggravante: Matthäus era un 10, non un 8 come Tardelli, e non sappiamo quanto si spenderebbe per consentire al maestro Suarez di lanciare con precisione millimetrica. È un gioco, però, e così, per gioco, come allenatori indichiamo Marcello Lippi e José Mourinho, tecnici di caratteri forti. Lippi si è calato nella Juve alla stessa maniera di Mou nell’Inter. Si sono immedesimati nei club, nelle loro radici. Si sono fatti garanti dei rispettivi tifosi. Secondo le nostre valutazioni hanno sottratto i posti a Helenio Herrera (Inter) e Giovanni Trapattoni (Juve), anche se il Trap ha lavorato vinto pure nell’Inter.

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