Il fratello di Kean: “Cederlo fu una scelta di Sarri. In questa Juve ci starebbe benissimo”

Giovanni elogia Moise dopo il gol al Barcellona: “In bianconero avrebbe avuto tanta concorrenza, ma al Psg gioca più di Icardi. E per la Nazionale è l’attaccante più completo

Simone Golia

18 febbraio – Milano

La famiglia Kean è molto numerosa. Ci sono i cugini e gli amici. C’è Giovanni, il fratello, che fa l’attaccante al Termoli e che si allena tutti i giorni per l’inizio del campionato di Eccellenza, fissato – in teoria – per il 7 marzo. Ha 27 anni e a Torino ha lasciato la figlia Vittoria, nata sette mesi fa. La sente sempre in videochiamata e fa così anche con il fratellino Moise, che sta diventato grande a Parigi. Martedì ha segnato in Champions all’esordio al Camp Nou. Il terzo dei quattro gol con cui il Psg ha steso il Barça nell’andata degli ottavi di finale.

E pensare che all’oratorio di Asti lei e i suoi amici non volevate farlo giocare…

“Era un bambino troppo piccolo – ci racconta sorridendo Giovanni – ma non lo farei giocare neanche adesso. E’ diventato troppo forte”.

Cosa vi siete detti dopo la vittoria contro il Barcellona?

“Di solito parliamo prima e dopo la partita. Nel pomeriggio lo avevo sentito molto carico, freddo. Non lascia trasparire le sue sensazioni, non sente la pressione. L’emozione sicuramente c’è stata, era la prima al Camp Nou. La sera era super contento, lo percepivo dalla voce”.

Non male segnare davanti a Messi

“Alla fine si sono pure stretti la mano. Mi ha detto che ha realizzato un sogno, fino a poco tempo fa si divertiva a usarlo alla Play Station. Poche volte l’ho visto tanto sicuro di sé. Sembrava che una partita del genere l’avesse giocata già una trentina di volte. Quando scende in campo così, non ce n’è per nessuno”.

Neanche 5 anni fa, il 19 novembre del 2016, l’esordio in Serie A. Lei era in tribuna e scoppiò a piangere come un bambino…

“Che emozione. Quel giorno speravo che potesse arrivare a certi livelli, ma non credevo che lo avrebbe fatto così velocemente. Ha bruciato le tappe. Dio gli ha dato un dono e Moise è stato bravo a sfruttarlo alla grande. Ero sicuro che sarebbe arrivato, ma non mi aspettavo che avrebbe ottenuto tutto e subito”.

Piange ancora per i suoi gol?

“Di sicuro non mi perdo una partita. Ho scaricato l’app di DAZN sul cellulare, così posso vedere la Ligue 1 anche mentre sono in pullman o in treno. Di solito ci riuniamo tutti quanti a casa, io, gli amici, i cugini, tutti con la maglia di Moise. Abbiamo creato un gruppo su WhatsApp, dove ci organizziamo. Si chiama 19”.

“È un numero che gli ha sempre portato fortuna. Ha esordito in Serie A il 19 novembre, il numero civico di casa nostra era il 19. In Primavera indossava la 19, in convitto alloggiava nella camera 19…”

E fra poco arriverà a 19 gol stagionali (ora è a 16). Strano, non era mai andato in doppia cifra

“È semplicemente più sereno rispetto a prima. E ha in noi, la sua famiglia, una grande fonte di forza. Gli siamo sempre vicini e lui è diventato più maturo. In campo e fuori”.

Con Pochettino come si trova?

“Molto bene. Lavora tanto con la tattica, ha cambiato il modo di giocare del Psg. Ora è una squadra più organizzata, ha più identità. Lo spogliatoio è unito, anche i più giovani fra di loro sono affiatati. Moise ha legato tanto con Kimpembe, Kehrer, Bakker, Di Maria e Mbappé. Moise è un ragazzo molto socievole, e poi lo hanno fatto sentire a casa fin dal primo giorno”.

Non male dopo la brutta esperienza con l’Everton (appena 2 gol)

“Però è stato comunque un anno che lo ha fatto maturare, il primo all’estero. Si è trovato ad affrontare tante situazioni, la panchina in primis. Non giocare ti può destabilizzare. E si è trovato alle prese con un campionato difficile. Anche il lockdown è stato pesante, è dura stare a casa, da solo 24 ore su 24 senza la famiglia che ti può venire a trovare”.

La Juventus lo ha ceduto per motivi di bilancio?

“Penso che la Juventus non avrebbe mai voluto lasciarlo partire. Non è stata una questione di soldi. Credo sia stata una scelta dell’allenatore che era appena arrivato (Sarri n.d.r). Fosse rimasto Allegri, Moise non sarebbe mai stato venduto”.

Ci sarebbe stato benissimo in questa Juve?

“Certamente, non avrebbe avuto molti problemi. Parliamo di uno dei migliori club in Europa e ci sarebbe stata tanta concorrenza. Dybala, Ronaldo, Morata… ma le stelle ci sono anche nell’attacco del Psg. Icardi, per esempio, per me è uno dei più forti in circolazione. Però ha giocato meno di Moise. Se uno è forte, gioca ovunque”.

Nel giugno del 2017, in una semifinale scudetto Primavera contro la Fiorentina, Moise tentò il cucchiaio. Lo sbagliò e lo accusarono di presunzione

“Aveva già esordito in Serie A e in Champions, per questo lo attaccarono. La verità è che per battere un rigore del genere in una sfida così delicata ci vuole coraggio. Lo avesse segnato, gli avrebbero dato del fenomeno. Avendolo sbagliato, lo hanno attaccato. Tanto da fuori hanno sempre qualcosa da ridire. Lo hanno accusato di essere presuntuoso quando invece, fra i mille difetti che può avere, quello è l’unico che non ha mai avuto. Non si è mai montato la testa”.

Il C.t. Mancini avrà visto il gol del Camp Nou?

“Davanti può scegliere fra tanti giocatori molto forti, ma Moise è l’attaccante più completo che ha a Nazionale. Può giocare punta, ma anche esterno a destra o a sinistra. E poi lui ci tiene tantissimo all’azzurro. Vincere con quella maglia è il sogno che ha sempre avuto fin da bambino”.

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