Il fratello di Akpa Akpro: “Dalla porta al gol al Borussia, ve lo racconto. E Drogba…”

Di Giovanni Manco

(Mediazione linguistica a cura di Maria Caterina Bruno)

ROMA – Jean Daniel Akpa Akpro, alias l’uomo del momento. L’autore del terzo gol di Lazio-Borussia è al centro delle riflessioni che ruotano intorno al mondo Lazio: un gol che è il frutto di anni e anni di lavoro, ma soprattutto il gol che consacra la sua definitiva resurrezione e quindi ritorno nel calcio dei grandi dopo anni di buio. Non tutti sanno che Jean Daniel proviene da una numerosa famiglia di calciatori, all’interno della quale si è forgiato ed ha coltivato una passione diventata poi lavoro. La nostra redazione ha contattato il fratello Jean Louis, il quale ha gentilmente rilasciato un’intervista esclusiva ai nostri microfoni, raccontando alcune curiosità e storie che riguardano JD Akpa Akpro, l’uomo del momento.

notizie Lazio: Akpa Akpro

Le sue parole: “Mio fratello è in realtà una persona molto riservata, così come molto gentile e generosa ma anche con tanta voglia di mettersi in gioco senza mai imporsi sugli altri. Si mette sempre a servizio. È stato molto eccitante vedere segnare mio fratello, è una cosa buona per lui, soprattutto per il fatto che ha segnato in una partita di Champions.  Sono talmente contento da non aver parole per descrivere il mio sentimento. Ci siamo sentiti subito dopo la partita contro il Borussia, abbiamo un gruppo in comune  – tra noi fratelli – dove abbiamo parlato e commentato la cosa. È stato bellissimo. Si è conquistato la Lazio? Sono molto contento che possa giocare la sua prima stagione in Serie A insieme a tanti campioni. Lui cercherà sempre di dare il suo contributo”.

Siete una famiglia di calciatori, è lì che è nata la passione per questo sport?

“Abbiamo iniziato a giocare da molto piccoli già tra le mura domestiche, si può dire che abbiamo iniziato a giocare a calcio e a camminare quasi in concomitanza e si è sempre respirata aria di calcio nella nostra famiglia”.

Akpa Akpro ha iniziato tra i pali, vero?

“(ride, ndr) come fate a saperlo? Comunque sì. Quando eravamo piccoli allenavo mio fratello come portiere, perché anche io mi allenavo in quel ruolo. Quando ha iniziato a giocare ho pensato subito che potesse cavarsela in quel ruolo. A dire la verità ci sono rimasto male quando ha deciso di non continuare come portiere. Veniva a giocare con noi che aveva 4-5 anni e se subiva un colpo piangeva, allora poi ha iniziato a giocare in mezzo a campo e a correre, correva davvero molto dietro al pallone e dietro agli avversari”.

Non è stato facile per lui, gli ultimi anni devono essere stati complicati…

“Il momento dell’infortunio è stato un passaggio fondamentale della sua carriera, gli dicevo sempre di vivere intensamente, di non abbattersi. Sapevo che questi momenti lo avrebbero reso più forte. È stata un’occasione per crescere. Drogba? Anche lui lo ha aiutato, sono davvero molto amici. Didier lo considera un figlioccio”.

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