Despacito
Attenzione però. Osservare i progressi di Soulé, che a 21 anni ha già raccolto 52 presenze in Serie A con 12 gol, non significa considerare “normale” la partenza di Dybala che non ha molto a che vedere con l’aspetto tecnico. Sarebbe stato anzi elettrizzante vederli insieme nella Roma, o anche alternati quando Paulo fisiologicamente si ferma per uno dei suoi tagliandi. Però nel momento in cui un club esprime una preferenza progettuale, bisogna fotografare il nuovo che avanza e aspettare che lo sviluppo dell’immagine ci fornisca i contorni più nitidi possibile. Un passo dopo l’altro, despacito come dicono a Buenos Aires e dintorni, scopriremo la verità sul futuro.
Soulè e la scelta sul ruolo
Non sarà contento Soulé, di aver perso la sua chioccia: Dybala era stato uno dei suoi principali sponsor nella Roma e si era speso per convincerlo a lasciare la Juventus e raggiungerlo. Ma da un punto di vista strettamente professionale, dalla partenza di Paulo l’erede prenderà l’aspetto positivo. Il posto da titolare sul fronte destro dell’attacco è suo, nel ruolo desiderato e a tempo indeterminato. Dovrà sempre meritarselo, questo è evidente. Ma giocherà senza l’ossessione di dimostrarsi bravo a ogni tocco di palla, a ogni dribbling: è l’errore di gioventù che ha commesso nel primo tempo di Cagliari. Senza perdere la spontaneità del talento, Soulé potrà tornare allegro e semplice come lo aveva conosciuto Eusebio Di Francesco nei primi mesi a Frosinone: tenace, perché non gli piaceva perdere neanche le partitelle di allenamento a Ferentino, ma felice di inventare calcio a disposizione della squadra. La Roma e De Rossi hanno intuito il suo potenziale e sono abbastanza sicuri di non aver sbagliato scelta: sarebbe stato meglio trattenere anche Dybala, certamente. Ma nella prospettiva di una società che fallisce l’accesso alla Champions da sei anni, Soulé conta di esserne il degno successore. Non solo oggi, non solo per Roma-Empoli, ma pure domani e dopodomani. Sognando, sempre.
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