Il Diavolo “francese”, la sfida in mezzo, il fattore D: Samp-Milan in 3 temi chiave

Quello tra Damsgaard e Diaz è un duello tecnico tutto da gustare. Ma occhio anche a Tonali e Bennacer: Thorsby e Silva sono ossi duri

Le Diable a Marassi. È un Diavolo più francese che mai, quello che si presenta stasera al Ferraris per la prima di campionato contro la Sampdoria. Una partita che sarebbe interessante in ogni caso, anche senza la curiosità che accompagna ogni debutto. Perché sulla panchina blucerchiata c’è Roberto D’Aversa, tanto per cominciare: è un vecchio cuore rossonero, avendo mosso i primi passi da calciatore proprio lì. E perché, insomma, l’Inter sabato ha squillato quattro volte a San Siro, ispirata da quel Calhanoglu che ai milanisti è meglio non nominare. Per Stefano Pioli è già tempo di rispondere e dare un segnale, traducendo in fatti le belle parole spese per il suo Milan in conferenza stampa.

I francesi

—  

Partiamo da loro, dai francesi. Se Donnarumma ha già assaggiato la panchina al Psg, Mike Maignan è titolare inamovibile al Milan. “Curioso, diffidente, forte, concentrato”, sono gli aggettivi che Pioli ha usato per descrivere il nuovo portiere rossonero. Che magari vorrebbe scendere in campo in santa pace, senza l’ombra di Gigio che incombe sopra la traversa… ma almeno per i primi mesi non sarà possibile, i confronti saranno inevitabili. L’altro francese nuovo di zecca è il centravanti, quell’Olivier Giroud che ha già imparato l’italiano (“piacere, sono Oliviero”) e che si sta inserendo perfettamente nel nuovo contesto. Francese come Hernandez, che non è un acquisto di quest’estate ma è segnalato in gran forma: la mancata partecipazione all’Europeo non l’ha certo fatto sorridere, ma gli ha consentito di effettuare una preparazione perfetta già da inizio luglio.

Lì nel mezzo

—  

C’è attesa anche per gli italiani, uno in particolare. Senza il “Presidente” Kessie, Sandro Tonali è subito chiamato a rispondere presente. Anche perché il suo partner in mezzo al campo, Bennacer, non è ancora al top della forma (Pioli dixit). Caricare il numero 8 di troppa pressione sarebbe ingeneroso, ma l’apprendistato deve considerarsi concluso, dopo un anno di ambientamento. Thorsby e Adrien Silva sono due ossi duri, immaginando che le due squadre si affrontino a specchio con un 4-2-3-1: un bel test, insomma.

Damsgaard e Diaz

—  

Una linea più avanti si schierano le mezzepunte, e anche qui le cose da guardare non mancano. L’occhio lo rubano i giovani: attenti al “fattore D”, se così vogliamo indicare la contemporanea presenza in campo di Damsgaard e Diaz. Il danese – il golden boy che ha spaventato Wembley su punizione – in estate è stato a lungo accostato al Milan, ma acquistarlo avrebbe richiesto un grosso investimento ed evidentemente in via Aldo Rossi hanno preferito battere altre piste. Anche perché alcune operazioni, come quella che ha riportato Brahim a Milanello, sono state onerose e hanno richiesto investimenti significativi. Diaz ha chiesto il 10, è stato accontentato: ora tocca a lui dimostrare di saperla portare con qualità e leggerezza, senza che il peso di quel numero di maglia lo schiacci.

Precedente Nizza-Marsiglia, invasione dei tifosi e maxi rissa/ Video, match sospeso per scontri Successivo Oddo: "Scudetto Milan? Perché no. Pioli decisivo, Ibra e Giroud possono giocare insieme"