Il caso Juve, una dimostrazione del rapporto incoerente tra calcio e Borsa

L’assemblea dei soci della Juventus SpA ha dato un’altra piccola ma significativa dimostrazione di come le società di calcio quotate in Borsa presentino troppe e anomale incongruenze per essere compatibili con il mercato azionario. Perché ieri mattina si è verificato un paradossale cortocircuito che è in qualche modo indicativo, visto che i problemi giudiziari che sta affrontando la Juventus sono partiti da un’inchiesta della Consob, la prima a indagare sulle possibili difformità dei bilanci bianconeri. La Consob è l’organo di controllo del mercato finanziario italiano: fra le altre funzioni, ha quella di garante degli investitori ed è anche in quella veste che ha accusato la Juventus di aver fornito false comunicazioni al mercato, quindi in primis ai suoi azionisti. Teoricamente gli azionisti della Juventus dovrebbero essere molto arrabbiati nei confronti della dirigenza accusata da Consob; in pratica, invece, hanno bocciato l’azione di responsabilità verso la dirigenza e, nei loro interventi, difendono la società, anzi la spingono a difendersi meglio dalle accuse. Questo, fondamentalmente, perché sono tifosi prima che azionisti e non si comportano da investitori.

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Cosa vuol dire agire nella “football industry”

E si tratta dell’ultima rotella di un ingranaggio che comporta inceppamenti ben più importanti, come il fatto che una società di calcio agisca nella cosiddetta “football industry”, ovvero un settore industriale che muove intorno ai dieci miliardi di euro in Europa (senza contare l’indotto) come una vera industria, ma vive di tecnicismi e abitudini così peculiari da porre, neanche troppo raramente, dei seri problemi di compatibilità con le norme che regolano il mondo dell’economia e della finanza. Per esempio, nel calcio si comprano e vendono “le prestazioni sportive” dei calciatori e gli asset principali di una società di calcio sono quindi esseri umani, legati alla società da contratti, oggetti del calciomercato e, quindi, anche di ammortamento come fossero macchinari. Macchinari, però, non sono e, infatti, non esiste un metodo o una tabella per poter assegnare loro un valore oggettivo: il che crea qualche complicazione concettuale e talvolta qualche incoerenza contabile nel redigere i bilanci. Ed è solo un esempio, molto attuale, ma solo uno. I casi sono due: o il mondo del calcio si adegua al rispetto di regole più stringenti e rinuncia alla licenze contabili che tutte (TUTTE) le società si sono sempre concesse o ai club quotati converrebbe uscire dalla Borsa. Ebbene, sarebbe bello e auspicabile che si andasse nella prima direzione, perché il calcio necessita di maggiore credibilità manageriale ed economica, ma la strada pare lunga e nel frattempo la Juventus potrebbe riflettere attentamente sui pro e i contro di essere nel mercato telematico azionario

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