Il calciomercato con l’algoritmo? In Belgio l’accoppiata funziona

L’Union Saint-Gilloise, undici titoli nazionali vinti ma l’ultimo nel 1935, è stata ricostruita utilizzando dati, statistiche e appositi software

Questo è il racconto di una favola. Una favola piuttosto particolare, perché è priva di morale e forse non avrà neanche un lieto fine. O forse sì, lo scopriremo solo più avanti. È la favola di una squadra di calcio di provincia, o meglio di un sobborgo di una capitale, Bruxelles, che sta vivendo un sogno, vincere un campionato non fra i migliori in Europa, ma pur sempre lo specchio di un Paese, il Belgio, che occupa il secondo posto nel ranking Fifa delle nazionali più forti del mondo. Non è una favola uguale ad altre già vissute, tipo Leicester per intenderci, è una storia di calcio contemporaneo, con le radici cioè ben piantate nel XXI secolo e basata su strumenti come Intelligenza Artificiale, algoritmi e big data.

La squadra è l’Union Saint-Gilloise, un passato ricco di undici titoli nazionali, ma un passato remoto, alle origini del pallone, l’ultimo risale al 1935, insomma una sorta di Pro Vercelli belga. Rilevata da due investitori inglesi nel 2018, dopo 45 anni vissuti fra Serie B e Serie D, l’Usg è stata ricostruita utilizzando gli stessi metodi analitici già sperimentati da uno dei due nuovi patron al Brighton, Premier League. In pratica, i giocatori necessari per formare una rosa competitiva sono stati individuati attraverso una serie di indicatori, dagli Expected goals (la misura di quanti gol una squadra o un giocatore avrebbero potuto realizzare sulla base delle azioni create) alla percentuale di passaggi completati, dalla velocità e i chilometri percorsi alle zone di campo maggiormente occupate, tutti dati rielaborati da appositi software. Una metodologia già recentemente applicata da altri club calcistici, come i danesi del Midtjylland, e che si rifà alla filosofia di Moneyball, dal libro che raccontava le vicende, simili, della squadra di baseball di Oakland. Lo scarso appeal della squadra di Saint Gilles e le ristrettezze di budget hanno limitato la selezione ai database di campionati esteri quasi sempre minori. L’allenatore, Felice Mazzù, è figlio di un minatore calabrese immigrato.

I calciatori sono di 15 nazionalità diverse: il capitano, Teuma, è maltese; il capocannoniere, Undav, è un tedesco di origine turche (secondo Transfermarkt, il giocatore di maggior valore, 8 milioni); c’è anche un italiano, Paolucci, non titolare, proveniente dal Monopoli, Serie C. La scelta degli uomini si compie non solo dopo mesi di valutazioni statistiche e data analysis sul rendimento, ma anche dopo una ricerca parallela sui comportamenti tenuti fuori dal campo: colloqui diretti, interviste a familiari ed ex tecnici e compagni di squadra, nonché monitoraggio dei loro profili social. E qui l’attualità delle tecniche di recruiting si intreccia con pregiudizi assai antiquati. Ma tant’è.

Al primo anno di Serie A, il Saint-Gilloise ha vinto, del tutto a sorpresa, la regular season e ora si sta giocando il campionato ai playoff. Che in Belgio sono un po’ strani: non scontri a eliminazione diretta, ma un secondo girone all’italiana con doppi confronti cui partecipano le quattro meglio classificate della prima fase, con punteggio dimezzato e differenza reti azzerata.

Aveva cominciato bene i playoff, l’Usg, battendo l’Anderlecht. Ma la favola potrebbe non avere il lieto fine perché nell’ultima giornata di andata è arrivata una sconfitta casalinga con il Brugge, che vincendo per 2-0 l’ha raggiunta a quota 43 e scavalcata per migliore differenza gol. È successo che sullo 0-0 il Saint-Gilloise ha sbagliato un rigore. L’Intelligenza Artificiale non l’aveva previsto.

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