Ibrahimovic le suona già al Festival: “Sono il migliore di tutti”

L’attesa a Sanremo per lo svedese ricorda quella del ‘96 per Bruce Springsteen

dal nostro inviato Filippo Grimaldi

26 febbraio – SANREMO (IMPERIA)

Tutto troppo ovattato per una Sanremo che fra quattro giorni ospiterà la serata inaugurale del Festival numero 71: zero fan, zero appassionati, solo qualche curioso che s’informa sugli spostamenti di Ibrahimovic in Riviera. Da mercoledì scorso Sanremo è in zona arancione scuro, una sorta di anticamera del lockdown duro. In giro, pochi locali aperti, nessun forestiero a parte quanti lavorano all’organizzazione della rassegna. Poi c’è Ibra: ingombrante, maledettamente ingombrante lo svedese, che ancora non s’è palesato (arriverà martedì in giornata), ma già è riuscito a catalizzare su di sé l’attenzione di tutti, quasi oscurando l’attesa per la competizione canora, a tal punto da avere messo in second’ordine l’inevitabile polemica musicale legata al fatto che nella serata delle cover, giovedì prossimo, 4 marzo, nessun cantante abbia scelto 4 marzo 1943 di Dalla, a 50 anni esatti dal suo debutto, proprio su questo palco.

LA BOLLA

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All’ingresso dell’Ariston, tutto blindato. Due corsie di ingresso, altrettante in uscita, personale ai varchi, lettore ottico dei pass. Ma aspettano lui, re Zlatan, sul cui arrivo in Riviera tutto è tenuto segreto. Una simile attesa ricorda quella del 1996, quando sul palco salì The Boss, Bruce Springsteen. Oggi Zlatan parla da leader, racconta che “tante persone sono gelose, vorrebbero essere nella mia situazione, ma non tutti possono farlo”. Ai canali dell’Uefa (e a Discovery+ Svezia) lo svedese racconta molto di sé e di questo Milan, di come lui abbia “zlatanizzato Pioli”, della sua adorazione per “quel Ronaldo, che è il calcio”, mentre “questo è il gioco del calcio”. Differenza nient’affatto sottile, per uno come lui “cresciuto alla vecchia scuola, mentre oggi i social hanno cambiato tutto e oggi la nuova generazione gioca cinque minuti”, e già si parla “di grandi giocatori”. Questo è l’Ibrahimovic che vedremo sul palco dell’Ariston: “Io gioco a calcio perché sono il migliore a giocare a calcio”. E ancora: “Bisogna fare quello in cui si è bravi. altrimenti rischi di non fare una bella figura”. Sottintendendo, dunque, che pure sul palco saprà dire la sua. Si spera che in qualche modo Ibra faccia da volano anche per rilanciare una città che, pur a fronte del binomio indissolubile con Sanremo, non può avere quest’anno il solito fascino della settimana del Festival.

IBRA MONEGASCO?

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Gli italiani si guarderanno Ibra in tv, qualcosa lui si inventerà. La speranza di chi abita da queste parti è poterlo vedere allenarsi. Dove, quando? I giorni in cui lavorerà da solo in Riviera sono almeno due, venerdì e sabato prossimi, vigilia della trasferta dei rossoneri a Verona, mentre resta incerto il programma (calcistico) dello svedese alla vigilia del turno infrasettimanale e il giorno dopo l’Udinese. Tre le opzioni: lo stadio Comunale, campo di casa della Sanremese, squadra di Serie D. Oppure quello dell’Ospedaletti, a sei chilometri da qui verso il confine con la Francia: il Ciccio Ozenda è stato totalmente rinnovato due anni fa con un sintetico di ultima generazione. Poi c’è l’opzione tre, la più complicata ed affascinante: il Training Center La Turbie, i campi a picco sul Principato dove si allena il Monaco, a 40 minuti d’auto da Sanremo. È vero che gli artisti del Festival saranno in una bolla, ma lui potrebbe comunque uscire dall’Italia come fanno i 3400 frontalieri ogni giorno. Nessuna conferma in tal senso, ma domenica 7 il Monaco non gioca e dunque, chissà… Certo è che se il Festival aveva bisogno di un personaggio top per decollare in un Ariston deserto, ha scelto l’uomo giusto. Che, però, nelle notti sul palco non si dimenticherà certo della sua missione: “Tutti dobbiamo essere all’altezza”, ripete rivolto innanzitutto a se stesso. Anche fuori dal campo. Non steccherà, neppure con l’orchestra dell’Ariston ad accompagnarlo.

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