Ibrahimovic, la Svezia chiama: pre-convocato dall’ex “nemico” Andersson

Come trapelato nelle ultime settimane, il c.t. ha inserito Zlatan nella pre-lista per i match di fine marzo contro Georgia e Kosovo e l’amichevole con l’Estonia

Ci è voluta un po’ di geopolitica, quel pizzico di diplomazia che lui non ama, ma le affilatissime asce di Ibra e Jan Andersson sono state seppellite. Il dado nordico è tratto: Zlatan tornerà a giocare con la nazionale svedese dopo quasi 5 anni. Un periodo di tempo coinciso con polemiche a distanza, liti, frasi forti e tweet velenosi. In uno di questi – datato ottobre 2020 – Ibra definì il c.t. un “incompetente”, reo di non aver fatto giocare Kulusevski. “Persone così soffocano il calcio svedese”.

Ora le parti si sono riconciliate, la stretta di mano c’è stata, tant’è che l’attaccante del Milan è stato pre-convocato per le gare contro Georgia, Kosovo ed Estonia di fine marzo (le prime due valide per le qualificazioni al Mondiale in Qatar). Il Milan non ha confermato ufficialmente, ma in Svezia si sta già preparando la conferenza-evento per il grande ritorno. Ibra di nuovo con la Svezia quindi, ancora star a 39 anni, perché quando l’annata dice 16 gol in 21 partite allora… why not? Soprattutto in ottica Euro 2021, dove la Svezia se la vedrà con Spagna, Polonia e Slovacchia.

Stilettate

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Il rapporto tra Ibra e il c.t. è stato ombroso e difficile. Specie dopo le ultime stilettate di Zlatan, che nel 2019 accusò Andersson di discriminazione razziale. “Quante volte ha preso in considerazione liste di giocatori extracomunitari? Mai”. Il pomo della discordia è l’esclusione della punta da Russia 2018. “Ibra non rientra nei nostri piani”. Quindi meglio “snobbare” l’evento e uscirsene… alla Zlatan: “Senza di me non è Mondiale”. Nonostante l’assenza del totem d’attacco, però, la Svezia è riuscita ad arrivare fino ai quarti di finale chiudendo il girone al primo posto, dopo averci eliminati in quello spareggio maledetto (per noi). Un buon risultato. Ora tra i due è tornata la pace. “Ci siamo incontrati – ha detto Andersson – mi ha detto di non avermi mai dato del razzista”.

Un viaggio

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Il c.v. di Ibra ha 4 Europei, in ognuno di essi ha fatto parlare di lui. Il 2004 è l’anno del tacco volante a un’Italia non ancora sua, quello del famoso presunto “biscotto” con la Danimarca che fece piangere Cassano; nel 2008 e nel 2012 segna 4 gol, ma esce ai gironi. Qualche anno dopo dirà di aver “messo la Svezia sulla cartina geografica”, facendo infuriare i tifosi. Ai Mondiali del ’50 arrivò terza, otto anni dopo addirittura seconda. Alti e bassi: dieci anni fa ha definito Ljungberg “una primadonna”, ma il poker all’Inghilterra è nella storia. Gli dicevano “sei solo un Andy Carroll”, rispose con una rovesciata da 30 metri. Lo score è di 116 presenze e 62 reti (miglior marcatore), le ultime alla Danimarca nel 2015 da capitano. Decisivo e discusso. Nel 2009 la Svezia non ottenne il pass per il Mondiale in Sudafrica piazzandosi solamente terza nel girone di qualificazione. Lagerback si dimise, Zlatan andò a una festa al Caffè Opera di Stoccolma insieme a Larsson. Criticato. “Appena sbaglio mi attaccano, perché con altri non succede? Non mi chiamo Andersson o Svensson, per questo i media svedesi ce l’hanno con me”.

Tutto torna

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Ora è pronto a mettersi alle spalle tutto. Vent’anni fa la prima partita, era un 19enne dal grande talento e la nomea di predestinato. Si giocava a Vaxjo, la “città dei laghi” famosa per aver visto nascere un Nobel per la letteratura (Lagerkvist) e il rovescio di Wilander, sette volte vincitore di uno Slam. Quel giorno, nell’ultima edizione del Nordisk Mesterskap – trofeo riservato alle nazionali nordiche – Ibra debuttò giocò dall’inizio e “risparmiò” le Far Oer. Nessun gol. Era il ragazzo del ghetto, lo spaccone di Rosengard, la promessa affamata di gloria. Non è ancora finita.

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