Ibra show: “Quando sono in Svezia mi mancano i 25 figli rossoneri. Io dirigente? C’è tempo”

L’attaccante parla a MilanTv dopo il rinnovo: “Col Diavolo faremo ancora grandi cose. Quando sono in Italia mi mancano i miei due ragazzi, ma quando sono in patria ho nostalgia dei miei compagni di squadra”

Dopo le prime battute postate ieri da Zlatan Ibrahimovic su Instagram (“sto molto bene, è casa mia, vorrei restare qui a vita”), sul sito ufficiale del Milan oggi c’è l’intervista completa di MilanTV al fuoriclasse svedese, fresco di rinnovo contrattuale. “Ho dimostrato che l’età non conta, molti erano dubbiosi quando sono arrivato un anno e mezzo fa – comincia Ibra -. È tutta una questione mentale. Quello che sai fare in campo… o ce l’hai o non ce l’hai, non va via. L’importante è sentirsi bene, poi tocca a me adattare il mio gioco alla squadra”.

Veterano tra i giovani

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Zlatan ancora oggi ricorda il benvenuto del popolo rossonero in questa sua seconda avventura: “Non mi hanno dimenticato, ho grande feeling coi tifosi fin dal primo giorno, un rapporto bello e rispettoso. La prima volta arrivavo da Barcellona, dove non era andata molto bene. Oggi giocare senza gli 80mila di San Siro non è facile, con loro avremmo avuto qualche punto in più, ti danno una spinta extra. Ma in ogni caso, quando arrivo a Milanello ho voglia di aiutare il più possibile, mi dà adrenalina vedere crescere e migliorare i ragazzi. Tutti si sono messi a disposizione”. Lavorare coi giovani è anche uno stimolo personale: “Sì, perché mi sento giovane anch’io, non posso correre meno di loro. Certo, qualche volta esagero, ma questa è mentalità… L’importante è non limitarsi alle parole, se vuoi che ti seguono e si comportino come te servono i fatti, devi mostrare come si fa. Ma sono più io ad aver bisogno di loro che il contrario”. Il progetto di questo Milan, comunque gli piace: “Ho una responsabilità diversa rispetto a quando giocavo con grandi campioni, ma se lo fai bene ti torna molto di più, significa fare qualcosa di più del normale”.

Risultati e obiettivi

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L’occasione è propizia anche per parlare degli obiettivi: “Possiamo fare grandi cose. Sono arrivato a metà dello scorso campionato, se guardi la classifica da lì a un anno siamo stati primi. Quindi se fossi arrivato prima oggi avremmo un trofeo in più. Ora comunque dobbiamo concludere bene la stagione. Il segreto? La fame di vittorie aumenta quando vinci. Ma prima, appunto, devi vincere”. Sgretolatasi l’ipotesi Superlega, bisogna tornare a pensare alla qualificazione Champions: “Se continuiamo a credere in ciò che facciamo, qualcosa di buono lo facciamo. Il mio obiettivo è vincere, se non vinco è una delusione. Un futuro al Milan fuori dal campo? Ora sono concentrato su quello che faccio, sono ancora attivo, ci penserò dopo, c’è tempo per parlare di quello che farò nella mia seconda vita”.

Atmosfera top

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Il rapporto che s’è creato con i compagni di squadra e l’allenatore è speciale: “Dentro al campo siamo tutti uguali – racconta Zlatan -. Quando sono in Italia mi mancano i miei due figli in Svezia, quando sono in nazionale mi mancano i miei 25 figli del Milan… Il segreto di questa squadra è l’atmosfera, parliamo molto anche quando siamo lontani dal campo. Io allenatore un domani? Non posso dirlo ora, non si sa mai. Ma è più stressante”. Stefano Pioli gli ha dedicato un pensiero, con le parole tratte da “Il curioso caso di Benjamin Button”, libro (e film) a cui Ibra s’è ispirato spesso: “Con lui è stato facile lavorare fin dall’inizio, sa trarre il massimo dalla squadra. A volte giochiamo al ‘buono e cattivo’, decide lui quando devo essere io a fare il cattivo e quando invece lo farà lui. Tra noi c’è questo equilibrio”. Un accenno all’esperienza di Europa League: “È servita per capire cosa siamo e avvicinarci agli obiettivi del club, come la Champions. Contro il Manchester Utd abbiamo dimostrato di poter giocare a questo livello e avremmo meritato di più”.

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