Ibra: “Non so se i rossoneri saranno la mia ultima squadra, gioco finché posso”

L’attaccante sul suo ruolo in rossonero: “Qui ho grandi responsabilità, non smetto di crescere”. E sulla nazionale aggiunge: “Ho dimostrato che anche uno svedese sa giocare a calcio”

Quando gli chiedono se c’è qualcuno come lui tira fuori il solito sorriso, fa una pausa e poi risponde. “Nessuno, c’è un solo Zlatan”. Ibrahimovic non è uno che parla molto, ma quando lo fa fioccano titoli. Sempre così. Gli ultimi a “Telefoot”, in Francia, dove lo svedese parlato del Milan, del PSG e del suo futuro. A ottobre ha compiuto 40 anni, ma di smettere non se ne parla: “Non so se i rossoneri saranno la mia ultima squadra, voglio giocare finché posso. Se dovessero decidere di mandarmi via quando sento che sono ancora in grado di andare avanti, potrei anche non fermarmi”. Tradotto: deciderà lui quando è il momento. “Non voglio fermarmi e poi pentirmi, pensando al fatto che avrei potuto continuare”.

SCUDETTO

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Quest’anno ha segnato due gol in 5 partite, uno alla Lazio e l’altro al Bologna. Ha saltato 9 match per problemi fisici, ma ha sempre fame di vittorie. Oggi sarà impegnato contro la Roma all’Olimpico. Il Milan è primo in classifica insieme al Napoli, 28 punti: “Bisogna credere allo scudetto, ma dobbiamo lavorarci e fare sacrifici. Queste sono le parole chiave. Puoi essere chi vuoi, ma senza questi concetti non raggiungi nessun obiettivo”. Ibra ha parlato anche del suo ruolo nello spogliatoio: “Ho grandi responsabilità e leadership. Mi piace perché sono il più grande, e questo mi dà davvero molto. È la prima volta che mi trovo in una situazione del genere”.

CARRIERA

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Non solo Milan. Zlatan ha commentato anche la sua carriera, un giro del mondo lungo quasi 25 iniziato in Svezia. “Sono fiero di essere ad alti livelli da tutto questo tempo. Vengo da un Paese piccolo di 10 milioni di abitanti, ho dimostrato al mondo che anche uno svedese sa giocare a calcio”. L’età non è un problema poi: “Il mio segreto è la testa, voglio dimostrare che 40 è solo un numero e che posso ancora giocare, fare ciò che amo. Voglio migliorare ogni giorno. Non posso giocare come prima, certo, ma ora sono più intelligente e ho più esperienza. Non sono sorpreso da come sto rendendo. Sono il migliore”.

PSG

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Un commento anche sui suoi anni al Psg, 156 gol in 180 partite dal 2012 al 2016. “Bei ricordi. Sono stato uno dei primi ad arrivare lì quando il club è stato rilevato. Ho visto il cambiamento in poco tempo. Ne ho fatto parte dagli inizi e sono fiero, perché senza di me il Psg non sarebbe diventato ciò che è diventato. Non sono andato a Parigi per soldi o per la città, ma per cambiare tutto”.

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