Ibra, in gol dopo 175 giorni. E sui social mostra com’era il ginocchio

Lo svedese non andava a segno da marzo. Ha segnato alla Lazio con le scarpe slacciate. San Siro in piedi al suo ingresso. Poi posta una foto (cruda) del ginocchio operato

Si può provare a immaginare il dialogo degli ultimi due giorni, probabilmente non ci andiamo molto lontani. Ibra: “Mister, allora domenica gioco eh…”. Pioli: “Certamente Zlatan, hai bisogno di mettere minuti nelle gambe”. Ibra: “Sì, ma intendo dall’inizio”. Pioli: “Meglio di no Zlatan, sei stato fuori a lungo, evitiamo rischi inutili”. Ibra: “Mister, non mi piace iniziare dalla panchina…”. Pioli: “Dai Zlatan, fa’ il bravo. Tanto a Liverpool parti tu”. L’ha spuntata l’allenatore e la cartolina di Anfield ha completato l’opera: un’immagine troppo forte per rischiare di rischiarla. A Milanello raccontano che lo svedese stia attendendo il ritorno in Champions come una delle cose più coinvolgenti di tutta la sua carriera. E tornarci dopo il magnifico prologo di oggi autorizza pensieri belli. A Liverpool mercoledì Ibrahimovic non giocherà novanta minuti, ma il suo nome sarà nell’undici di partenza e Pioli spera di ritrovarlo anche nel tabellino dei marcatori a fine partita.

Tutti al proprio posto

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Stavolta ci ha impiegato sette minuti, il tempo trascorso dall’ingresso in campo al posto di Leao (15’ della ripresa) al tocco di destro, facile, nella porta spalancata. A proposito, che ingresso: San Siro ha preparato mani e voci come nelle grandi occasioni, e questa per certi versi lo era: applausi – sacrosanti – a Leao che lasciava in campo e poi tutti in piedi a urlare il cognome di Zlatan. L’ultima apparizione era stata il 9 maggio a Torino contro la Juve, l’ultimo gol 175 giorni fa: 21 marzo contro la Fiorentina. C’era materiale abbondante per celebrarlo. Zlatan ci ha provato subito, un minuto dopo il suo ingresso, ma ha trovato il muro di Acerbi. Poi è stato tutto molto facile, perché il lavoro sporco l’ha fatto Rebic in fascia. Ma è proprio questo il punto: nel calcio non esistono gol facili, lo sono quando sei bravo a metterti nella condizione di farli diventare tali. Ovvero: ognuno al suo posto. Rebic largo a saltare l’uomo e alzare la testa prima di metterla in mezzo, Ibra in area pronto a raccogliere. Tutti al posto giusto, perché era stato chiaro per tutto il primo tempo (e non certo da oggi) che Rebic centravanti è un aggiustamento di emergenza.

Immagine cruda

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Zlatan l’ha rimessa dentro dopo una vita e ha allargato le braccia come sempre: venite da me, che sono il vostro dio. Un dio con le scarpe slacciate. Sì, esatto, anche quella destra che ha segnato. Era chinato ad allacciarle quando è partito il contropiede. Tonali che lancia profondo Rebic, lui che alza la testa e si mette a correre con le stringhe che svolazzano fino a quando non infila il pallone in rete. Una stringa benedetta che non ha allentato troppo la scarpa e non ha intralciato la corsa. Anche nel finale è stato in qualche modo il solito Ibra. Un braccio cattivello intorno al collo di Lucas Leiva dopo una scaramuccia, il parapiglia con Sarri e con Zlatan che poi ha portato – lo ha raccontato Sarri stesso – Saelemaekers a scusarsi. Infine un post, una foto non adatta agli stomaci deboli: l’immagine del suo ginocchio dopo l’intervento dello scorso giugno, con i cerotti insanguinati a chiudere i buchi dell’artroscopia e la data di quel giorno e quella di oggi. E’ tutto? No, c’è ancora una cosa e riguarda il suo look: basta con codini e chignon, ora è il tempo della treccia che fa molto samurai.

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