Ibra e Dzeko, Leao e Brozovic: ecco le strategie di Pioli e Inzaghi

I due centravanti sono in realtà registi offensivi. L’esterno milanista è il più pericoloso, il croato è invece il perno interista

Nei panni di Stefano Pioli e Simone Inzaghi. Proviamo a entrare nella testa degli allenatori di Milan e Inter e di visualizzare alcune situazioni tattico-strategiche che domani sera potrebbero indirizzare il derby. Le partite si vincono con la cura dei dettagli. Senza perdere di vista un aspetto psicologico: l’Inter è obbligata a non perdere, una sconfitta la scaraventerebbe a meno 10 dalla cima della classifica.

pressioni obbligatorie

—  

L’ultimo derby, il 21 febbraio 2021, stravinto dall’Inter per 3-0, può essere un buon punto di partenza per fare le carte alla partita di domani. Nel passaggio da Antonio Conte a Inzaghi l’Inter è cambiata, ma non è stata stravolta. Il sistema di gioco è rimasto tale, il 3-5-2, e lo stesso la costruzione dal basso, seppure in maniera meno pronunciata e con minor schiacciamento davanti ad Handanovic. L’Inter continua a palleggiare e il Milan, nel febbraio scorso, commise l’errore di non portare pressioni al giro-palla avversario. Lasciare il pallino a Brozovic e soci può essere pericoloso. Immaginiamo che Pioli ci abbia riflettuto e ci aspettiamo che il Milan infastidisca i manovratori di Inzaghi. Lukaku non c’è più, il rischio di concedere la profondità al centravanti avversario si è abbassato, Dzeko di preferenza viene incontro. La schermatura di Brozovic sarà doverosa. Ancora non si sa chi giochi tra Brahim Diaz e Krunic, e parliamo di trequartisti molto diversi per caratteristiche, ma chiunque si cali in quel ruolo dovrà applicarsi su “Brozo”. I report attribuiscono al croato una precisione al passaggio del 93 per cento e i gps certificano come sia il secondo giocatore del campionato per chilometri percorsi con 11,613 di media a partita (il primo è Barak del Verona con 11,647). Brozovic è un regista mobile, dinamico e sfuggente. Offuscargli le linee di passaggio è una mossa obbligata, per chi vuole venire a capo dell’Inter.

le prime punte atipiche

—  

Ibrahimovic e Dzeko non sono più i centravanti che erano a vent’anni né potrebbero esserlo. L’età e l’esperienza, le conoscenze acquisite e l’intelligenza li hanno trasformati in registi avanzati, direttori d’orchestra del gioco d’attacco. Tutti e due vengono incontro sulla trequarti per distribuire il gioco e tutti e due riappaiono in area sugli sviluppi dell’azione. Non è semplice marcarli perché conservano strutture fisiche importanti e perché seguirli a uomo nelle loro divagazioni può aprire varchi e buchi. Se parliamo di difensori, il problema è relativo. Kjaer e Tomori possono opporsi a Dzeko; Skriniar, De Vrij e Bastoni sono muniti di centimetri, chili e muscoli per reggere Ibra. Che cosa succederà quando i due si insinueranno tra le linee, nella terra di nessuno?

Precedente Milan, da Hauge possono arrivare 12 milioni ma c'è una condizione per il riscatto Successivo Quando vede il Diavolo... Inter, Correa è il tuo talismano anti-Milan