Ibra-dipendenza? Due anni dopo il Milan è “guarito”: ecco come

L’arrivo di Zlatan è servito per ridare coraggio, e gol, a un gruppo smarrito. Ora il Diavolo, grazie allo svedese, sa volare anche senza di lui. Ma la media gol migliore resta la sua…

Ibra-dipendenza. Quante volte lo abbiamo detto. E quante lo abbiamo scritto. Poi il concetto ha iniziato a essere meno centrale nei ragionamenti del mondo rossonero. Fino a sgretolarsi. C’è qualcuno che ora come ora potrebbe definire il Milan dipendente da Ibrahimovic?

Totem

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E’ stato un percorso di crescita e di maturazione. Zlatan è arrivato, due anni fa, e ha trovato un bambino atterrito da ciò che succedeva al di là dei cancelli di Milanello. L’ha preso per mano, quando non è bastato se l’è messo sulle spalle, e gli ha insegnato a camminare nel mondo là fuori con sicurezza. L’ha svezzato, ed era esattamente ciò che il Milan gli aveva chiesto ed esattamente ciò che lui voleva dare al Milan. Sotto molteplici forme: gol, lavate di capo, allenamenti al 110 per cento, discorsi nello spogliatoio. La dipendenza da Ibra è stato tutto questo e a un certo punto il mondo rossonero si è reso conto di essere in grado di staccarsi dal suo totem. C’è stato un momento in cui il grosso della sua missione è sembrato finalmente compiuto. Data opinabile, per carità, ma la vittoria di Bergamo dello scorso ottobre, un 3-2 robusto e sontuoso contro una diretta concorrente per la Champions, ha trasmesso la sensazione di un cerchio che si chiudeva.

Le altre vie del gol

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Zlatan non c’era, alle prese con la prima delle due infiammazioni stagionali al tendine d’Achille, eppure il Diavolo è stato grande anche senza di lui. Non era la prima volta che succedeva, ma è stata probabilmente la certificazione definitiva. Ibra, a differenza delle volte precedenti, non era nemmeno a bordo campo, perché stava festeggiando i suoi primi 40 anni a Milano. E’ stato un segno, anzi un segnale: ma allora, senza papà Zlatan, si può. D’altra parte i segnali su un Milan gradualmente sempre più “de-zlatanizzato” c’erano già fin dallo scorso campionato. Ad aprile 2021 erano infatti ben 16 i giocatori rossoneri capaci di trovare la via del gol quando lo svedese non era stato disponibile. Una squadra, insomma, capace man mano di sopperire all’assenza del suo capobranco sia in termini pratici, sul campo, sia in chiave mentale.

Che medie

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E’ stato un ottimo docente, Zlatan. Ha trasmesso il suo credo, la sua professionalità maniacale negli allenamenti, ha fatto crescere una corposa nidiata di ragazzini e, ovviamente, si è divertito a segnare. L’Ibra-bis fin qui ha registrato, dal suo arrivo a gennaio 2020, ben 36 gol complessivi in 59 presenze, ovvero una media di un gol ogni 125 minuti. In linea con le sue consuete medie-monstre. Un impatto pazzesco soprattutto nel primo semestre tra gennaio e e maggio del 2020, con ben 11 gol: secondo miglior marcatore rossonero con metà stagione a disposizione. L’anno scorso ha chiuso davanti a tutti a quota 17 e quest’anno, quando ha iniziato a inanellare una lunga lista di problemi fisici (siamo a 15 partite saltate fra coppe e campionato), il Milan si è scoperto libero dalla dipendenza nei suoi confronti. Timing perfetto. Anche nella stagione attuale, comunque, l’apporto non è mancato: 8 reti, una ogni 135 minuti, che fanno di lui ancora una volta il rossonero con la media gol migliore di tutti.

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