I sogni, i piedi, gli scacchi: cosa rende Handanovic immortale?

Spazzava via la palla quando si usava così, costruisce ora che si costruisce, parla poco, para se serve, comanda senza urlare, incassa e poi dimostra: viaggio nell’anima del più grande segreto dell’Inter

Para come parla. Fa e dice quello che serve, se serve. Con il tempo è diventato più asciutto: mai stato loquace, mai stato quello che si buttava per dimostrare qualcosa, che usciva per spaventare qualcuno. Adesso ha scarnificato la presenza, ridotta all’essenziale. Conserva l’istinto per il gesto improvviso e salvifico, la mano che appare come in un gioco di prestigio, non c’è e invece eccola.

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