
I recuperi extralarge, per ora, non hanno portato più gol, e quindi più spettacolo, in coda alle partite. Posto che l’orientamento della Fifa («Le persone vogliono vedere più calcio», il diktar di Pierluigi Collina) recepito dai nostri vertici arbitrali ha come obiettivo quello di aumentare il tempo effettivo avvicinandolo il più possibile alla soglia dell’ora di gioco, era immaginabile pensare che il primo effetto collaterale della nouvelle vague annunciata a inizio stagione sarebbe stato quello di vedere fuochi d’artificio soprattutto in coda alle partite.
Invece, nonostante nelle prime trenta gare di stagione si sia giocato per 5 ore e 25 minuti dopo il 45’ e il 90’, sono arrivati due gol in meno rispetto al campionato scorso, quando i minuti di recupero avevano toccato le 3 ore e 47 minuti. Un dato senz’altro singolare, considerato che la forbice tra le due annate è molto ampia (un’ora e 37 minuti), il che marca – come chiesto a partire dai Mondiali dalla Fifa (in accordo con l’Ifab) una differenza netta nel conteggio dei minuti persi all’interno delle singole partite. Però questo, come evidenziato, non si è tradotto in gol in più.
I dati delle prime tre giornate
Nelle prime tre giornate, sono state ben 17 le gare che hanno avuto complessivamente più di dieci minuti di recupero: il record appartiene a Verona-Roma (19’48”) ma pure in Lecce-Salernitana (15’18”) e Lazio-Genoa (14’49”) si è praticamente giocato un supplementare. Ciò nonostante i gol nell’extra-time sono stati appena sette, tre dei quali (di Rabiot a Udine, Ngonge in Verona-Roma e Theo Hernandez in Milan-Toro) segnati a fine primo tempo. In coda, soltanto il 2-0 di Strefezza alla Salernitana è arrivato in là nel tempo (97’36”). Nel torneo scorso, con tempi di recupero “normali” sono stati nove i gol segnati nei minuti addizionali, cinque arrivati dopo il 90’ ed entro il 95’. I dati dimostrano come allenatori e squadre non abbiano preso ancora le misure sulle nuove opportunità date dalla rivoluzione in atto. Come accaduto quando è stato vietato ai portieri prendere il pallone dopo un retropassaggio (l’ultima epocale rivoluzione nel regolamento del calcio) una volta sedimentata la novità, verranno trovate le misure per rendere davvero fruttifero il tempo in più concesso.
Oggi i portieri (vedi Onana e Maignan) sono ormai pienamente coinvolti nel giropalla e i loro rilanci sono spesso armi affilate per mandare in porta gli attaccanti. Per sfruttare al meglio i recuperi extralarge, soprattutto nei secondi tempi, andrà senz’altro rimodulata la sequenza dei cambi, ma dovrà essere ricalibrato pure il lavoro fisico sui giocatori (le partite superano ormai regolarmente i cento minuti) nonché andrà cambiato il “chip” legato alla gestione mentale dei minuti di recupero dove premiante può essere la lucidità nel capire come sempre più spesso si può dover affrontare una sorta di “supplementare” mascherato. Quando la novità verrà digerita, senz’altro aumenteranno pure i gol. Intanto ci si deve accontentare dell’aumento del tempo effettivo, il che comunque non è poco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA