I programmi e i risultati di Firenze

Campionato, Coppa Italia, Conference League, settore giovanile, centro sportivo, c’è quasi da aver paura a raccontare il momento della Fiorentina. Paura che sia un inganno, che ci sia un trucco, che tutto questo alla fine sparisca, visto da quanti anni Firenze non trascorreva una stagione del genere. E invece è tutto vero. Siamo a maggio e la Fiorentina sta correndo ovunque, spinta dal vento caldo della sua gente. Coppa Italia: finale con l’Inter il 24 maggio. Conference League: semifinali l’11 e il 18 maggio col Basilea. Campionato: ottavo posto insieme al Bologna, con un occhio interessato (come l’occhio del Monza, del Sassuolo, dell’Udinese, del Torino e del Bologna stesso) a quanto potrebbe accadere nei tribunali che si occupano delle vicende bianconere. Questo per la prima squadra. Poi c’è il settore giovanile, con la Supercoppa appena vinta dalla Primavera di Aquilani (sconfitta solo in finale in Coppa Italia dalla Roma) e con l’accesso assai vicino alle finali dello scudetto. Finali nazionali già raggiunte dalla Under 17 e dall’Under 16 che hanno stravinto i rispettivi gironi. Infine il centro sportivo a un passo dall’inaugurazione.

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Fiorentina sorprendente

Bisogna essere sinceri: tutto questo è sorprendente, pochi se lo aspettavano, anche se la crescita non è stata improvvisa ma programmata, partendo dal 7° posto, con ritorno in Europa, del campionato scorso. C’è solo un aspetto che non contribuisce a questa impressionante evoluzione della Fiorentina ed è lo stadio. Un club che sta allargando i suoi obiettivi non può non sapere cosa ne sarà della sua casa all’inizio del campionato 2023-24. Se la Fiorentina è cresciuta così tanto lo deve alla sua programmazione, che rischia di bloccarsi di fronte a un’assurdità come quella prospettata, giocare due anni in trasferta e, a oggi, senza sapere nemmeno dove. Su un punto è impossibile non dare ragione a Commisso: quando le istituzioni hanno deciso che non si potevano demolire le curve del Franchi (una follìa) come richiesto dal suo progetto, a quel punto doveva iniziare la battaglia di Firenze, della politica, delle istituzioni, dell’opinione pubblica. Invece, silenzio. Ma oggi è meglio accantonare il problema e dedicare ogni attenzione e ogni risorsa al momento entusiasmante della Fiorentina, al lavoro di Italiano, alla personalità della squadra, al travolgente rendimento di un giocatore come Dodo che ha tutto, ma proprio tutto, per diventare il simbolo di questa stagione viola. Vorremmo aggiungere un particolare: se dopo 59 partite la Fiorentina perde la finale di Coppa Italia, esce dalla semifinale di Conference League e arriva nona in campionato, a Firenze ci sarà chi parlerà di stagione deludente. Sbagliato. Deludente sarà il finale, non la stagione, che i fiorentini non vivevano a questi livelli da una vita.


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