I programmi dei candidati: dal semiprofessionismo di Gravina al “campionato intermedio fra C e D” di Sibilia

Presentati i piani in vista del voto del 22 febbraio. Il “4-3-3” del presidente uscente per una mutualità anche all’interno dello stesso campionato e per la flessibilità dei contratti. Il leader della Lnd per una giustizia sportiva più affidabile. Ed è anche sfida di citazioni

Valerio Piccioni

13 gennaio – roma

Gabriele Gravina gioca la sua “Partita per il futuro” con una frase di Paolo Rossi che dà il calcio d’inizio del suo programma: “Lo sport è una prova continua. Fino a quando smetti, sei sotto esame, devi essere sempre pronto a essere valutato”. Cosimo Sibilia per cominciare a spiegare “Il buon calcio” parte da un proverbio africano: “Se le formiche si uniscono, possono rimuovere un elefante”. La sfida fra i due candidati alla presidenza della Federcalcio, tutti i documenti sono stati pubblicati sul sito federale, è anche un confronto a colpi di citazioni. Il presidente uscente cita oltre a Pablito anche Johann Cruijff, Pelè e il Seneca che dice: “Non c’è un vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Il suo vicepresidente vicario svaria di più fuori dal rettangolo di gioco: e allora ecco Victor Hugo, Ivano Fossati e Jean Jacques Rousseau con il suo “chi è più lento a promettere è più svelto a mantenere” forse in riferimento al fatto di aver presentato la candidatura proprio in zona Cesarini per attendere l’esito di tutte le assemblee regionali della Lega Nazionale Dilettanti.

TROPPI CLUB

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L’argomento più atteso è quello della riforma dei campionati. I due candidati non calano tutte le carte. Gravina per sottolineare l’importanza dell’argomento lo inserisce nel capitolo “Assistere le punte”. Per lui la riforma dei campionati, quale soluzione di sostenibilità e stabilità di sistema, deve essere al centro della giocata e tutte le componenti devono offrire disponibilità e collaborazione per finalizzare il gol”. Il problema della sostenibilità è quindi da collegare non solo al numero delle formazioni in quel campionato o in quell’altro, ma alla qualità gestionale dei club anche per tenere lontani soggetti “speculatori” attraverso l’istituto del “gradimento” per evitare l’opacità di alcune acquisizioni. Per Gravina, 100 club professionistici sono “tanti, forse troppi, per la tenuta del sistema”. Sibilia toglie il forse scrivendo della necessità di “diminuzione del numero delle società che prendono parte ai campionati professionistici”.

SEMIPROFESSIONISMO E INTERMEDIO

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Per Gravina, però, il tema è solo “marginalmente numerico”. Ci vuole una “riforma strutturale che coinvolga l’intero sistema, ma che guardi sia ai “profili sportivi” sia a quelli “economico-gestionali in un’ottica di medio-breve proiezione”. Il presidente federale è per rimodulare la geografia dei campionati con la tripartizione professionismo-semiprofessionismo-dilettantismo. Ovviamente la novità, o meglio il ritorno, e l’area di semiprofessionismo anche con “il riconoscimento dell’apprendistato”. In pratica, una serie C con una nuova identità, questo sembra il senso della proposta, che dia spazio ai giovani e che possa avere anche un agevolamento dal punto di vista fiscale. Il tutto con un “nuovo dilettantismo” (sostanzialmente il progetto di una D “elite”). Anche Sibilia si attesa su questa terra di mezzo, lo definisce un “campionato intermedio” fra professionismo e dilettantismo. E fa sua la richiesta della B di un numero uguale di promozioni (oggi sono tre) e retrocessioni (ora sono quattro, Balata ne chiede tre).

IL TETTO DI GRAVINA

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Il problema del calcio professionistico per Gravina è quello di “raffreddare il sistema” per evitare che una retrocessione possa mettere al tappeto un intero progetto. Quali sono gli ammortizzatori? Intanto una “flessibilità contrattuale” che consenta di collegare una parte degli ingaggi al risultato sportivo per evitare che magari una squadra retrocessa porti nella serie inferiore degli impegni non più sostenibili. Ma c’è un’altra fuga sulla fascia, chiamiamola così visto che Gravina insiste sulle metafore calcistiche e disegna una strategia basata su un “4-3-3 offensivo”: un tetto salariale e di budget. Le soglie possono essere superate, ma in questo caso i club che lo fanno “saranno chiamati ad alimentare un fondo destinato a ripartire contributi in favore delle altre partecipazioni al medesimo campionato”. L’idea vale presumibilmente solo per la B e la C: una sorta di mutualità interna. La squadra che compra e spende, dà un contributo al sistema.

LA MUTUALITA’ DI SIBILIA

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A proposito di mutualità, Sibilia insiste su “una diversa ripartizione delle risorse” e propone un “organismo collegiale per la gestione dei fondi della mutualità”. Il tutto per arrivare anche a una redistribuzione dei pesi elettorali all’interno della Figc. Un tema caro anche a Gravina, che ovviamente non entra nell’aspetto numerico, ma vede una serie A più considerata.

L’ATENEO DI GRAVINA

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Mentre Gravina rivendica i successi dei due anni di gestione, Sibilia dà un giudizio negativo sulla “mancata valorizzazione” dei ruoli all’interno del consiglio federale. La parola d’ordine dello sfidante è: largo alle deleghe. Ci sono sensibilità e interessi diversi, ma le decisioni devono essere prese all’insegna della collegialità e dell’unità”. Sibilia – il suo documento è di 32 pagine rispetto alle 128 di Gravina – propone anche sui diversi canali di sviluppo quello degli Esport e un’attenzione agli over 35 con il calcio a 8 e il “calcio camminato”. Il presidente federale parla invece di iniziative di “calcio in strada”. E punta molto sulla dual career con la nascita dell’Ateneo del calcio, che avrebbe come sede il Salaria Sport Village di Roma (quando saranno a posto tutti i permessi, al progetto sta lavorando Marco Tardelli): una vera e propria università telematiche per aiutare i calciatori durante e dopo la loro traiettoria sportiva.

LA GIUSTIZIA DI SIBILIA

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E l’abolizione del vincolo prevista dal decreto attuativo di Spadafora che sta provocando uno scontro fra le ragioni dei calciatori e quelle dei dirigenti delle società sportive? Gravina, che è appoggiato da Aic e Aiac (gli allenatori), scrive della definizione di un tavolo di lavoro che “approfondisca le discipline del vincolo sportivo e del lavoratore sportivo con le componenti interessate. Sibilia, invece, che pure ha manifestato la sua totale contrarietà a questo punto della riforma, non ne parla nel suo programma. Il presidente della Lnd apre invece il faldone della giustizia sportiva, mettendo al centro della riflessione la necessità di una scuola di formazione di giustizia sportiva e il cambio della regola per la nomina dei membri degli organismi, da effettuare nel consiglio federale a maggioranza qualificata e non semplice. Sibilia chiede anche una riflessione sull’apparato sanzionatorio usato per punire i cori di “discriminazione territoriale”.

PER ORA 60-25

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La Federcalcio ha anche definito la griglia di partenza. Gravina, presentato da Lega A (18 firme su 20), Lega B (19 su 20) e Lega Pro (54 su 58), e da calciatori (50 su 52) e allenatori (26 su 26), è attualmente al 60,5 per cento (traducendo le firme in consensi, ma chi ha sottoscritto la candidatura può anche cambiare idea). Mentre Sibilia, presentato dalla Lega Nazionale Dilettanti (69 su firme su 91), si attesta al 25,8. Nella parte non ancora assegnata, oltre alle diverse defezioni nelle singole componenti, c’è anche il 2 per cento degli arbitri che ancora non hanno scelto. Il traguardo è fissato all’hotel Waldorf Astoria di Roma il 22 febbraio.

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