I due mondi (opposti) di Morata: fischiato con la Spagna, applaudito alla Juve

Tra le polemiche in Spagna e i sorrisi italiani. L’attaccante: “Giocare ancora in bianconero per me è importante”

E come se fossero due universi paralleli. In un mondo Alvaro è il centravanti fresco di conferma con la Juventus, fra la gioia dei tifosi e sorrisi da giorno del matrimonio. Nell’altro mondo Morata è al centro della bufera con la Spagna, fischiato, contestato, colpito e affondato, anche nel morale. In realtà sta succedendo tutto insieme, tutto adesso. Il ragazzo cresciuto nel Real Madrid è dentro ogni discussione a ovest dei Pirenei: ieri sono intervenuti per sostenerlo compagni di Roja (Pedri: “È forte di testa, i gol arriveranno da soli”), ex compagni (De Tomas: “Non sapete che danno fate coi fischi”), persino altri centravanti del passato contestati (Salinas: “Ci sono passato anch’io”). E quando tante voci si alzano in tua difesa può fare piacere, ma non è mai un buon segno.

Sostegno

—  

Dall’altra parte ci sono le notizie che arrivano da Torino: Alvaro le sapeva già, ma adesso è ufficiale e lo sanno tutti. I bianconeri, che pure sarebbero pronti a privarsi di Ronaldo, hanno deciso di confermarlo. Mettendo sul piatto anche dieci milioni, non certo pochi per un prestito. El Ariete nella cupezza di questi due giorni, fra una tivù che fa rivedere i suoi errori contro la Svezia e un commentatore che conta le gare senza gol (4), ha trovato un momento di felicità per mandare un messaggio ai tifosi della Juventus: “Grazie mille per il vostro sostegno, tutti voi sapete quanto è importante per me giocare un altro anno alla Juve. Sono molto felice e molto orgoglioso, adesso sono concentrato sull’Europeo ma non vedo l’ora di abbracciarvi allo Stadium”.

Cura Allegri

—  

Un abbraccio particolare, appena arrivato, lo riserverà probabilmente a Massimiliano Allegri. È stato il ritorno del tecnico a decidere il suo futuro: la spinta di Max ha tolto ogni dubbio alla dirigenza. “È micidiale, specie nelle gare secche” è un vecchio giudizio dell’allenatore sull’attaccante, che ebbe a disposizione per un bienno, chiuso con 93 presenze, 27 gol e 18 assist. E quello era un Morata più acerbo, ancora ventiduenne, non sempre convincente nelle scelte, ma decisivo quando contava (semifinale col Real, finale col Barça). “Appena arrivato tirava sempre – sempre Allegri di “archivio” – poi Tevez lo guardò male e allora non tirava mai”. Da allora è cambiato molto e ha cambiato molto: solo grandi club, altra caratteristica che piace agli allenatori che cercano “vincenti”. E tanti trasferimenti pesanti: in carriera ha mosso 189 milioni fra passaggi di mano dei cartellini e prestiti onerosi. Non ha mai trovato davvero una casa come a Torino e il suo entusiasmo per il ritorno era sincero, nonché motore di una stagione da venti gol. Le fasi involutive come quella attuale, con errori e morale che scende facilmente verso il basso potranno riproporsi, ma Allegri, fra un urlaccio e una battuta, è convinto di avere le armi per fargliele superare.

Precedente Adesso è ufficiale, Gattuso non è più l'allenatore della Fiorentina

Lascia un commento