I 40 anni del Leone Eto’o: il terzino del Triplete, “interista per sempre”

Cifra tonda per l’attaccante del Camerun che, grazie allo scambio con Ibra del 2009, ha fatto la storia nerazzurra. E oggi è il simbolo del sacrificio dei vari Perisic e Lautaro

Tanti auguri, Samuel Eto’o. L’uomo che ha scritto la storia compie 40 anni ma è sempre dannatamente di moda. “Perisic terzino alla Eto’o…”, “Lautaro si sdoppia alla Eto’o…”, gli ultimi riferimenti ad un giocatore che ha lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio e dell’Inter. Perché il Triplete 2010 avrà anche la griffe del Principe Milito, ma il Leone del Camerun ha segnato la strada non soltanto con il gol al Chelsea che ha sbloccato la banda Mourinho, ma anche anteponendo in tutti i sensi gli interessi del gruppo ai propri. Impresa non facile visto che l’ego di Samu è smisurato.

Il più grande affare

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Eto’o, attualmente in giro per il mondo senza un lavoro preciso e con una partita d’addio al calcio ancora “congelata” causa pandemia, ebbe il primo contatto con l’Inter nell’estate 2009 attraverso il ‘profeta’ Marco Materazzi. “Se vieni tu all’Inter vinciamo tutto!”. Il mal di pancia di Ibra aveva raggiunto i livelli di guardia. Lo svedese voleva vincere la Champions e spingeva per andare a Barcellona. In Catalogna imperava Pep Guardiola, che aveva appena centrato il Triplete ma poi rotto con Samu. “Pep non aveva capito la squadra che aveva – dirà anni dopo Eto’o -. Non viveva per la vita del nostro gruppo. Preferiva Messi a me come attaccante ed io provai a dirgli ‘mi chiederai scusa, perché sarò io a far vincere il Barcellona, non Messi’. Leo arrivò dopo, ma potete chiedere a Xavi, Iniesta e agli altri, quella era la mia era. Io ho fatto vincere il Barcellona, Guardiola dovrebbe chiedermi perdono”. La finale di Champions 2009 a Roma contro il Manchester United nel dubbio la decideranno proprio Samu e Leo. Poi il grande strappo. Ibra va in Spagna, a Milano arrivano 70 milioni più il Leone, valutato 20. Come dirà l’interessato con la consueta modestia, “il più grande affare di Moratti”.

Vene e destino

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Perché il destino vuole che Zlatan resti un corpo estraneo nel tiki-taka di Pep, mentre Eto’o entra subito sottopelle all’Inter, iniettando quel sangue vincente nelle vene di tutti. Ma vale anche il contrario. “Interista per un giorno, interista per sempre” dirà Samu. Che somma alla classe sconfinata l’orgoglio del Leone del Camerun, nato a Nkon e cresciuto sui campi polverosi dell’Union de Douala. Il destino vorrà che, dopo una dura lezione nei gironi, l’Inter di fatto vinca la Champions al Camp Mou (così ribattezzato dopo l’impresa in semifinale, malgrado l’uomo in meno per oltre un’ora) elimini proprio il Barcellona soprattutto grazie al sacrificio di Eto’o, terzino per necessità. “Ho capito che avremmo vinto la Champions quando ci hanno sorteggiato contro il Barça in semifinale: più importante era la sfida, più ci saremmo caricati per vincerla”. E’ lo stesso Eto’o che nell’ottavo contro il Chelsea sbancò Stamford Bridge con un gol fantastico. “Ricordo lo stop che feci prima di segnare, la palla scendeva e mi dissi ‘se lo fai bene, poi segni facile’. Ce l’ho ancora qui negli occhi, quel controllo”. Quella notte Eto’o fece capire a un club che da 45 anni si portava la scimmia Champions sulle spalle che nulla era impossibile.

Un’icona

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L’epilogo di Madrid col Bayern diventa quasi una formalità, dopo avere eliminato i campioni. E non è un caso se prima della finale Mou lascia a Samu l’onere-onore del discorso: “Una finale non si gioca, si vince. O moriamo in campo e portiamo la Coppa a Milano, o moriamo perché a Milano non ci torniamo. Quindi vediamo di tornarci, e con la Coppa!”. Alzando di nuovo il trofeo dalle grandi orecchie (“La alzo verso il cielo, ma non ci sono solo le mie mani a tenerla. E’ un flash, ci vedo anche le mani di milioni di interisti” racconterà alla Gazzetta), Samu entra nella storia come il primo e unico calciatore capace di vincere il Triplete per due anni di fila ma con due maglie diverse. Ecco perché rimane un’icona. Un riferimento attualissimo anche per l’Inter di Conte, in cui tutti si stanno sacrificando in attacco a in difesa. Ed ecco che Perisic, altro tripletista, ma col Bayern “si sacrifica in fascia alla Eto’o”. Poi c’è il Lautaro che con l’Atalanta “si sdoppia tra centrocampo e attacco come Eto’o”. La verità è che come Eto’o non c’è nessuno. Tanti auguri, Samu.

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